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Divano ed eccessi: così crescono i nativi digitali

E’ la prima generazione nata in mezzo a smartphone, tablet e televisori al plasma. Tecnologica fin dalla culla. È la cosiddetta Generazione Z (perché successiva alla Generazione Y), sono gli adolescenti di oggi, chiamati anche post-millennials, ovvero i ragazzi registrati all’anagrafe tra il 1995 e il 2010: una “classe” piuttosto misteriosa nonostante i tanti studi che la riguardano. 

L’interesse per i teenager 3.0 è alto perché sfuggono a diverse griglie interpretative. Spesso finiscono sui giornali quando si parla di nuovi disturbi psicologici come bullismo, selfismo compulsivo, sexting (cioè invio di immagini sessualmente esplicite sui cellulari) o cutting (autolesionismo con uso di lame). O hanno spazio in cronaca nera per gli effetti letali dei mix di alcol, energy drinks e droghe sintetiche, come l’ecstasy, che ha ucciso Erika, la 19enne livornese. O, ancora, attirano l’attenzione dei rotocalchi per nuove mode come il binge drinking, letteralmente “abbuffata alcolica” di bevande mandate giù alle feste o nei pub.

Ma come sono davvero i teenager digitali nella vita di tutti i giorni? Troppo divano, poca attività fisica, quasi 1 su 5 – denuncia la bilancia – è in sovrappeso e vedono nella frutta un nemico piuttosto che un frutto salutare… Stanno bene in famiglia ma tendono a esagerare quando sono fuori casa, dalla cannabis all’alcol ai giochi d’azzardo, gli ultimi due fenomeni, come vedremo, in forte crescita. 

Una fotografia a tutto tondo – focalizzata in particolare sulla salute e gli stili di vita – ci viene dall’Istituto superiore di sanità. Più precisamente dal sistema di sorveglianza Hbsc (Health behaviour in school-aged children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare) che produce, ogni 4 anni, uno studio internazionale in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, gli atenei di Padova, Torino e Siena e le Regioni. L’ultima indagine, resa nota le settimane scorse, ha coinvolto quasi 59mila ragazzi di 11, 13 e 15 anni, intervistati nel 2018 in Italia.

Generazioni di sdraiati Se qualcuno pensa che gli adolescenti stiano incollati alla seggiola o al divano, non si sbaglia. Meno del 10% , infatti, svolge almeno un’ora al giorno di attività motoria, il minimo racc0mandato dall’Oms, in diminuzione per giunta con l’età. I 60 minuti sarebbero pure “generosi” poiché comprendono gioc0, sport, trasporti, ricreazione ed educazione fisica, ma evidentemente non c’è tempo o non si dà sufficiente importanza al movimento. 

Sebbene abbiano un’alta percezione della loro qualità di vita, gli adolescenti 3.0 la interpretano secondo criteri non corretti suggeriti dalla fretta e da cattive abitudini alimentari: dal 20 al 30% degli studenti tra 11 e i 15 anni salta di netto la prima colazione al mattino, e solo un terzo consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno. Diminuisce, rispetto a 4 anni fa, soprattutto il dato sulla frutta, in tutte le età e per entrambi i generi. Trend in discesa – ma questa volta è un dato positivo – anche quello del consumo di bibite zuccherate/gassate. Per fissare, invece, a lungo qualsiasi tipo di schermo, il tempo i ragazzi lo trovano facilmente: un quarto supera le due ore al giorno di esposizione ai video che è il massimo raccomandato dall’Oms.

Tutto ciò si riflette inevitabilmente sull’eccesso ponderale. I dati evidenziano che il 16% tra gli 11 e i 15 anni è in sovrappeso e il 3,2% è obeso, valori stabili negli ultimi quattro anni ma che paragonati ai dati Istat sono sottostimati. Se allarghiamo lo spettro dell’età, infatti, 1 minore su 4 fra i 3 e i 17 anni litiga con la bilancia.

Fumo, cannabis, alcol e gioco d’azzardo Passando agli stili di vita, aumentano di più i comportamenti estremi, mentre si stabilizzano quelli più “classici”, come il fumo. L’11% nella fascia 11-15 anni ha fumato nell’ultimo mese, con le quindicenni che si confermano più avvezze alla sigaretta dei colleghi maschi (32% contro 25% almeno per un giorno). I quali, però, si fanno più “cannoni” (16% contro 12%) mentre cresce l’attrazione per le sigarette elettroniche e senza combustione provate (secondo gli ultimi  dati Espad) almeno una volta, per semplice curiosità, da un milione di studenti tra i 15 e i 19 anni (37,9% contro il 33% del 2013).

L’incremento più netto è, però, alle voci alcolici e soprattutto gioco d’azzardo. Spie, probabilmente, di un malessere nascosto e di maglie larghe nei controlli. Nel 2018 il 43% dei quindicenni (era il 38% nel 2014) e il 37% delle quindicenni (era il 30%) ha risposto di aver provato il binge drinking, cioè l’assunzione di 5 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica soluzione; sebbene, com’è noto, la vendita di alcolici ai minorenni sia vietata. Non solo, ma l’Oms raccomanda la totale astensione dall’alcol fino ai 15 anni. La tendenza è a bere meno mensilmente, ma a scatenarsi in occasione di party selvaggi. 

«Ci stiamo avvicinando al modello americano della “drunkoressia” – commenta Natale Canale, co-curatore della ricerca sulle condotte a rischio – che consiste nel ridurre la quantità di cibo per poter aumentare l’assunzione di alcol senza aumentare il peso corporeo». La sua collega Lorena Charrier dell’Università di Torino, è preoccupata soprattutto dal fatto che i giovani tendono a sottostimare i rischi: «Se da una parte assistiamo a un trend secolare di riduzione dell’alcol e a un aumento del numero degli astinenti tra i quindicenni – osserva – dall’altro va rimarcato il legame che c’è tra l’iniziazione in giovane età e l’abuso in età adulta». Il problema di tutta la psicologia dello sviluppo è proprio questo: che le abitudini che si radicalizzano in giovane età, spesso peggiorano poi in età adulta.

Tra queste abitudini da tenere sotto controllo c’è il gioco d’azzardo, che fa un balzo in avanti notevole di dieci punti. La quota si riferisce agli studenti a rischio di diventare ludopatici avendo presentato sintomi precoci del disturbo quali, ad esempio, aver rubato soldi per scommettere e mentire ai genitori. Adesso siamo al 16% con almeno due di questi sintomi. Forse ancora più soprendente è che già 4 su 10, a questa età, hanno avuto qualche esperienza di questo tipo, più di frequente i quindicenni maschi (62%) delle femmine (23%). «Per gioco d’azzardo – spiega Charrier – intendiamo sc0mmesse sul risultato di una gara o di un gioco di abilità o nei giochi di fortuna in cui si può vincere o perdere denato». In Italia il legislatore ha ribadito la necessità di tutelare i minori, vietando loro l’accesso a tutti i giochi pubblici con vincita in denaro. Ma i divieti da soli non bastano a invertire le tendenze.

Relazioni umane & social media La Generazione Z mostra di avere buone relazioni con i genitori e tra pari, smentendo così l’idea che l’utilizzo massiccio dei nuovi media e dei social network allontani dalla realtà. Nel 2018, infatti, più del 70% dei ragazzi dice di parlare facilmente con i genitori (tra i dati più alti in Europa) e più dell’80% di avere amici con cui condividere gioie e dispiaceri e parlare dei propri problemi.

Preferire le interazioni online a quelle fisiche viene, tuttavia, considerato un comportamento a rischio al quale i post-millennials si confermano esposti. A fare un uso problematico, in tal senso, dei social media sono soprattutto le ragazze di 13 anni (19%) che li usano per parlare dei propri sentimenti al riparo della propria stanza. 

Più in generale l’11,8% delle ragazze e il 7,8% dei ragazzi gestiscono impropriamente i social, ma la maggioranza (oltre il 77%) “si collega” più volte al giorno con Instagram o WhatsApp per tenere i contatti con la stessa cerchia di amici che frequenta faccia a faccia.«Un uso problematico della nuove tecnologie – sottolineano Claudia Marino e Michela Lenzi, ricercatrici dell’ateneo di Padova – ha ripercussioni sulla salute psicofisica dei più giovani in termini di maggiore ansia, depressione e sintomi fisici. Un uso corretto, al contrario, può avere un impatto positivo, ad esempio dando ai ragazzi una maggiore percezione di supporto sociale». 

Al capitolo scuola il 62% dice di aver fiducia negli insegnanti, ma la scuola non si può dire che seduca: siamo in coda negli apprezzamenti tra tutti i paesi europei. Calano però gli atti di bullismo, che decrescono con l’età: l’Italia è tra i paesi meno colpiti da questo fenomeno e dal cyberbullismo. 

Infine ci sono i dati sul sesso. E qui c’è poco di nuovo sotto il sole. Più di un adolescente su 5 ha avuto rapporti completi già a 15 anni (il 26% dei maschi contro il 17,6% delle femmine) facendo uso prevalentemente del preservativo, seguito da coito interrotto, pillola e, poco meno del 6,5%, metodi anticoncezionali naturali. Sullo sviluppo affettivo ed emotivo, invece, dati non ce ne sono ma non sarebbero, probabilmente,incoraggianti, data la sottovalutazione del problema e il tipo di società in cui la Generazione Z si trova a crescere. 

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