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“Dillo in italiano”, la petizione per usare di più la nostra lingua

Dilloinitaliano.jpgÈ un fatto di trasparenza e di democrazia, parlare in italiano. E tra l’altro è la quarta lingua più studiata al mondo. Oggi parole italiane portano con sé dappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e lo spirito del nostro paese. Invitano ad apprezzarlo, a conoscerlo meglio, a visitarlo.
Per questo sul sito di petizioni change.org ha preso avvio una petizione, rivolta ai dirigenti dell’Accademia della Crusca perché a loro volta invitino inviti formalmente il Governo e le Pubbliche Amministrazioni, gli esponenti dei media, le associazioni imprenditoriali a impegnarsi per promuovere l’uso dei termini italiani in ogni occasione in cui farlo sia sensato, semplice e naturale.

 La petizione ha già superato in pochi giorni 55mila firme, segno che il tema dell’uso della nostra lingua è davvero sentito. Perché, ad esempio, si chiede oggi Stefano Bartezzaghi su Repubblica, viene chiamato jobs act, quando sarebbe più semplice e chiaro chiamarlo legge sul lavoro?
“Le lingue cambiano e vivono anche di scambi con altre lingue. L’inglese ricalca molte parole italiane (“manager” viene dall’italiano maneggiare, “discount” da scontare) e ne usa molte così come sono, da studio a mortadella, da soprano a manifesto”, scrive la pubblicitaria Annamaria Testa nel testo della petizione. “La stessa cosa fa l’italiano: – continua – molte parole straniere, da computer a tram, da moquette a festival, da kitsch a strudel, non hanno corrispondenti altrettanto semplici, efficaci e diffusi. Privarci di queste parole per un malinteso desiderio di purezza della lingua non avrebbe molto senso. Ha invece senso che ci sforziamo di non sprecare il patrimonio di cultura, di storia, di bellezza, di idee e di parole che, nella nostra lingua, c’è già”. 

Firma la petizione su change.org

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