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Detersivi giusti, per lavare senza pentirsi

Lo sapevate che c’è una famiglia di sbiancanti su cui tanto martella la pubblicità, che in realtà “illuminano” la macchia rendendola invisibile ai nostri occhi, ma senza toglierla completamente? Insomma, generano un effetto ottico (modificando la lunghezza d’onda della radiazione ultravioletta) apposta per nascondere l’alone e soddisfare chi insegue a tutti i costi il bianco assoluto. Per legge, in questi casi deve comparire sull’etichetta la dicitura “sbiancante ottico”: una delle tante componenti che convive, nel fustino del detersivo, con il “vero” sbiancante a base di percarbonato di sodio, da preferire al perborato perché libera ossigeno e non produce effetti particolari sull’uomo e sull’ambiente.
E lo sapevate che la schiuma dietro l’oblò della lavatrice (con sempre meno acqua dentro e detersivi più concentrati e più efficaci) non è sinonimo di un buon lavaggio ma significa spesso il contrario? Quando non è voluta per rendere più delicata l’azione del detersivo, la schiuma è la spia di una “overdose” di polvere che finisce per avvantaggiare lo sporco invece di combatterlo.
C’è bisogno di saperle queste cose, sia perché il bucato, ormai, lo fanno tutti senza distinzione di sesso, sia perché si parla molto e giustamente dei detergenti per via dei danni che essi arrecano all’ambiente e alla nostra salute, essendo dei cocktail di sostanze chimiche conservati molte volte a lungo (e male) in casa. Andrebbero parcheggiati in luoghi freschi e asciutti lontano da altri prodotti, “per evitare – spiega Sergio Stagni, di Coop Italia – che gli alimenti soprattutto assorbano le sostanze profumanti anche attraverso la plastica dei contenitori”. Fattori come l’umidità possono alterarli ed è noto, poi, che con il nostro organismo non c’è un bel rapporto: i detersivi sono accusati di allergie e intolleranze (in etichetta devono essere indicate per legge le sostanze allergeniche), problemi respiratori e alterazioni del sistema immunitario.
E allora, come tenerli e come usarli più correttamente, ottenendo lo stesso dei risultati soddisfacenti?
Premesso che esistono detersivi ecologici e altri “fatti in casa”, abbiamo preso in considerazione quelli tradizionali, i più diffusi, che sono anche i più aggressivi. Per avere risposte e consigli frutto dell’esperienza abbiamo interpellato gli specialisti di Coop e gli esperti del laboratorio lavaggio di un grande gruppo industriale italiano specializzato in elettrodomestici. I test riguardano, in questo caso, le lavatrici che devono sottostare a criteri normativi comuni a tutti i produttori europei.
“Per la riuscita di un lavaggio, che è un sistema complesso – spiegano i tecnici – oltre alla macchina servono il contributo d’intelligenza dell’uomo e buoni detersivi”. Il responsabile del laboratorio, che vanta una esperienza decennale, spiega il concetto con un esempio: “Se noi progettiamo lavatrici con cicli di lavaggio a 20 gradi, come la Commissione europea ci chiede (un requisito obbligatorio su tutti i modelli a partire dal dicembre 2013, ndr), è indispensabile che chi studia i detersivi ne abbia variato di conseguenza la composizione, mettendo sul mercato prodotti che si attivano a basse temperature, e che l’utente finale utilizzi poi al meglio i programmi a sua disposizione”.
Da qui l’importanza dell’educazione del consumatore e di un lavoro continuo di ricerca e di aggiornamento svolto, in parallelo, dalle aziende di elettrodomestici e dalle multinazionali di detersivi. L’equazione è la seguente: cicli di lavaggio sempre più freddi, con riduzione dei consumi, risparmio di detersivo e relativi benefici per l’ambiente secondo la linea tracciata dalla Ue; scambio di know-how tra le aziende chiamate a sfruttare al meglio la macchina e i detersivi; grande attenzione richiesta alla casalinga (o al casalingo) che, per chiudere il cerchio, devono azzeccare prodotti e programmi, la selezione dei capi e il giusto equilibrio al momento di… dosare il bicchierino. 


La giusta misura Né troppo né poco, è molto importante l’esatta quantità da mettere nella vaschetta della lavabiancheria per raggiungere una buona pulizia ed evitare che, a basse temperature, residui di detersivo deturpino la maglietta. E come va calcolata la “giusta quantità”? Tenendo conto delle indicazioni sulla confezione e della durezza dell’acqua di casa (presenza di sali disciolti). Se il misurino, infatti, è scarso, il detersivo finirà per aggredire il calcare e troppo poco ne andrà ad intaccare la molecola di sporco. Se la dose, invece, è eccessiva, si produrrà in molti casi un effetto negativo non solo sull’efficacia del lavaggio, ma anche sull’ambiente, dovuto alla schiuma. I detersivi per lavatrice (in polvere, liquidi o in pastiglie) oltre alle sostanze attive contengono dei “regolatori di schiuma” proprio per evitare che quest’ultima fuoriesca dalla macchina lavatrice.
Un surplus di polvere si giustifica solo in un caso, quando l’acqua è dura e il calcare da neutralizzare è maggiore. Ma come si fa a sapere il grado di durezza dell’acqua? È un valore piuttosto stabile nel tempo rivelato da una “striscia” che si compra nei negozi specializzati qualora non sia già inclusa nel kit della lavatrice. O, più facilmente, il dato si può ricavare dal sito del gestore idrico o all’indirizzo http://assocasa.federchimica.it/durezzaacqua.aspx
A proposito di calcare, qualcuno si chiede se ancora va scrostato dai meccanismi interni della lavatrice. Non è sufficiente l’anticalcare già compreso nel detersivo?
Se si fanno normalmente cicli caldi e freddi, la frequenza dell’anticalcare può essere in effetti ridotta. Diverso è quando si usa la lavabiancheria con programmi prevalentemente a basse temperature, o dopo il lavaggio di tappeti o della coperta del cane, o a seguito di uno stop prolungato dell’elettrodomestico: in questi casi è consigliato far partire un ciclo di pulizia ad alta temperatura, a cestello vuoto, con l’impiego di poco detersivo o di prodotti appositi. Alcune lavatrici oggi nascono già con un programma del genere.
Altre regole di ordinaria manutenzione – come ricorda la rivista Altroconsumo – sono la pulizia periodica del cassettino che è soggetto ad incrostazioni e a muffe, e l’oblò tenuto aperto dopo l’uso per farlo asciugare.

Nessuno è senza macchia È interessante sapere che potrebbe esserci un detergente specifico per ogni tipo di macchia, visto che molto dipende dall’enzima selezionato dall’industria. Ma in commercio non si arriva a tanto e piuttosto di avere la casa piena di smacchiatori, è forse più utile seguire qualche accorgimento pratico.
La rimozione riesce molto più facile, ad esempio – come tutte le buone massaie sanno – se la macchia è fresca e non è già penetrata nella fibra; più difficile con gli oli da officina che vanno affrontati a temperature elevate, sopra i 60 gradi, o per il ragù sulla cravatta vecchio di giorni o per le “croste” di omogeneizzato alla frutta: queste ultime macchie vanno “pre-trattate” con prodotti specifici prima di buttarle in macchina. Il sangue è un’altra brutta gatta da pelare qualora, sbagliando, gli si versi sopra dell’acqua bollente invece che fredda o tiepida.
Una scelta saggia e prudente, poi, rimane quella in generale di separare i capi in base ai colori. Attenzione soprattutto a non mischiare un vestito nuovo colorato con altri capi: è preferibile anche tenerlo lontano da colori similari, almeno per la prima volta, perché il rischio di contagio è altissimo. A quanti amano lavare “tutto insieme”, tuttavia, farà piacere sapere che le salviette acchiappa-colore riescono in linea di massima ad intercettare i pigmenti. Potranno soddisfare chi non deve vincere macchie difficili e sceglie un ciclo misto colorati, ma anche chi non ha abbandonato il sempre valido bucato a mano. 

Una pastiglia sent’ammè… Detersivo in polvere o liquido? A quantità regolabile o monodose? Quest’ultima modalità si sta affermando in virtù della sua comodità. Rimane tuttavia una scelta minoritaria e la tavoletta presenta difficoltà come ad esempio nei mezzi carichi: impensabile provare a dimezzare una monodose liquida, sebbene si siano viste in commercio pure le metà-dosi.
Il detersivo in polvere resta il più amato dagli italiani e il più efficace in termini generici contro lo sporco più sporco. “E non è più nemmeno vero – precisano i tecnici – che si attiva dai 40 gradi in su, perché se ne trovano che funzionano anche con temperature inferiori appunto per andare in contro alle nuove normative”. La polvere, però, sotto i 40 gradi può lasciare traccia visibile specialmente sui capi colorati, ed ecco allora il detergente liquido indicato sia per la normale biancheria in cotone, sia su lana e delicati che aiuta a rimanere morbidi. Non per questo i flaconi sono meno indigesti per l’ambiente – come sottolineano vari test – essendo più difficilmente biodegradabili e producendo molta plastica da imballaggio. 

Lavastoviglie da curare Rispetto alla lavabiancheria la lavastoviglie è più delicata e bisognosa di cure. “Uno dei consigli che ci sentiamo di dare – dicono in Coop – è di tenere sempre pieno il contenitore del sale: ne va dell’efficacia della macchina e del livello dei consumi. Un altro consiglio è di fare come minimo mensilmente un ciclo di lavaggio a vuoto a 60 gradi, utilizzando un apposito prodotto chiamato ‘curalavastoviglie‘, a base di acido citrico”. In vendita si trova la linea completa a marchio Coop che comprende anche sale, brillantante, polvere e pastiglia multifunzione.  Ricordatevi, se possibile, di usare la macchina a pieno carico per ridurre i consumi. In alternativa riducete almeno la pastiglia, tagliandola a metà…    

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1 Commento. Nuovo commento

  • Attenzione agli sbiancanti ottici a me hanno rovinato 2 paia di pantaloni in cotone colorato beige e verde con macchie bianche.
    Non sono residui di detersivo ma la sostanza usata per rendere il bianco più bianco coprendo lo soprco.
    Per i colorati preferisco usare detersivo neutro liquido senza questi sbiancanti.

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