Il taglio al costo del denaro deciso ieri dalla Bce guidata da Mario Draghi è sicuramente una buona notizia. Il tasso di sconto dello 0,50% (contro lo 0,75% precedente) rappresenta un record assoluto dalla nascita della Banca centrale europea. L’obiettivo è quello, a fronte di una situazione di recessione estesa a sempre più paesi dell’area Euro, è quello di stimolare la ripartenza dell’economia, favorendo la messa in circolo di denaro da parte delle banche. Al di là degli scenari macro-economici (su cui incideranno ovviamente le scelte e la capacità dei singoli governi e dell’Unione europea nel suo insieme), cosa cambia però per le famiglie ed i consumatori?
Non tantissimo, nel senso che l’abbassamento del costo del denaro produce un beneficio per chi ha un mutuo a tasso variabile, legato appunto agli andamenti di mercato. Ma l’Euribor (ovvero il parametro interbancario cui sono di fatto legati i mutui) è già da mesi vicino allo zero, per cui l’ulteriore taglio deciso dalla Bce, avrà un’incidenza di pochi euro sulla rata. Per chi invece un mutuo lo dovrà chiedere in futuro, la decisione di Draghi è positiva,ma il punto delicato è che, a prescindere dai tassi del mercato, le banche chiedono uno spread (cioè la differenza tra tasso di mercato e quanto si paga realmente, che è appunto il costo della banca) che è stabilmente sopra il 3% e dipende più dai problemi degli istituti di credito che da quanto fa la Bce.
L’abbassamento de costo del denaro, se sicuramente rallenterà richieste di rincaro per chi chiedeà finanziamenti di vari tipo, ha e avrà invece un piccolo effetto negativo sui tassi di interesse applicati sui conti di deposito e sui rendimenti dei titoli di Stato a breve termine come i Bot. Ma c’è da sperare soprattutto che la mossa di Draghi aiuti l’economia reale a mettersi in moto…
(3/5/2013)
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