La buona notizia è che le quotazioni dell’energia e di alcune materie prime hanno iniziato a scendere. Quella cattiva e che non ne vedremo tanto presto gli effetti sul conto della spesa: alcuni prodotti torneranno più convenienti, altri no, e dovremo continuare a scegliere con attenzione per preservare il nostro potere d’acquisto. Come mai?
Per spiegare cosa sta accadendo ai prezzi degli alimentari Domenico Brisigotti – direttore commerciale Food di Coop Italia – parte da un chiarimento di fondo circa il fatto che, quando si parla di inflazione, bisogna fare attenzione a come si leggono i dati, distinguendo tra salita e discesa dei prezzi puntuali e dato di inflazione vero e proprio, che può fare riferimento a periodi molto diversi, a volte anche molto ampi: «In Europa – dice Brisigotti – venivamo da moltissimi anni di bassa inflazione, poi la pandemia da Covid ha comportato una crisi internazionale. Subito dopo, si è verificato il fenomeno classico della fase espansiva del mercato e di ripresa economica, generalmente caratterizzato da una crescita dei prezzi, innanzitutto delle materie prime a livello internazionale, come è avvenuto nella seconda parte del 2021. Così i primi listini di beni alimentari con i prezzi in crescita sono arrivati alla fine del 2021 e hanno subito poi un’impennata con lo scoppio del conflitto in Ucraina. Agli inizi del 2022 si è scatenato un fenomeno di dimensioni mai viste, con un’accelerazione ulteriore dei prezzi delle materie prime, a cui si è aggiunta la crescita dei costi energetici».
Questo fenomeno in Italia ha avuto caratteristiche particolari? L’impennata dei costi dell’energia, a partire dal gas, condiziona tutte le trasformazioni industriali e l’Italia non solo ha un grosso deficit di materie prime (quindi subisce gli effetti dell’inflazione sulle materie prime), ma è anche un grande trasformatore; dunque, i due aumenti si sono sommati.
Fino ai primi mesi del 2022 i prezzi al pubblico erano ancora quelli vecchi, ma i listini dell’industria alimentare stavano crescendo da tempo. Coop trattava con i fornitori puntando a resistere a ulteriori aumenti e a non modificare i prezzi di vendita. Poi, i costi delle materie prime energetiche sono rimasti alti a lungo, con conseguenze sul settore della trasformazione: fino a poche settimane fa abbiamo continuato a ricevere listini in crescita. Storicamente i prezzi delle merci alimentari variavano una volta l’anno e in maniera molto contenuta, ma nel corso del 2022 molte industrie ci hanno presentato 4 o 5 listini al rialzo.
Perché c’è un ritardo tra la salita (o la discesa) dei prezzi delle materie prime e dell’energia e dei prezzi al pubblico? Adesso si registrano cali del costo di diverse materie prime e dell’energia, ma i listini dei nostri fornitori sono ancora in crescita. Questo paradosso dà vita a un dibattito anche sui media: se il prezzo del gas è sceso, come quello del grano e dei cereali, perché i prezzi al consumo salgono ancora? Le diverse filiere produttive collegano chi produce le materie prime, coloro che nei vari stadi le trasformano e, infine, chi distribuisce il prodotto finito, e hanno una diversa lunghezza in termini di numero degli attori coinvolti, legati tra loro da contratti che hanno durata e validità diversa. Questi contratti, dunque, determinano il fatto che una variazione a monte (in salita o discesa) si concretizza a valle della filiera con un ritardo dovuto, appunto, alla lunghezza e alla complessità di questa catena. L’obiettivo su cui stiamo lavorando è che, a partire dalla seconda parte dell’anno, si possano cominciare a vedere i benefici sui prezzi dei cali che stanno avvenendo sul fronte delle materie prime. Ci sono però delle perplessità: alcuni segmenti merceologici vedono ancora prezzi in aumento.
Qualcuno ci marcia? All’interno di una dinamica complessiva ci sono casi specifici. Dobbiamo distinguere fra quello che succede alla fonte (materie prime, costi energetici) e la politica delle aziende: l’aumento dei listini è stato più che proporzionale rispetto agli aumenti delle materie prime. Si ipotizza che sulla scia di questa inflazione qualcuno ne abbia approfittato per aumentare i profitti. E qui cominciano le differenze fra le imprese: sul fronte dell’industria, sul quale stiamo facendo pressioni, come ci richiede il nostro mestiere, per contenere i prezzi per i consumatori, stiamo ottenendo risposte differenti. Questo significa che alcune aziende mostreranno una discesa o comunque un rientro, anche se parziale, delle quotazioni. Altre no.
Come si sono difese le famiglie, i consumatori, dai rincari? Nonostante la crescita dei prezzi, non c’è stata subito una riduzione dei volumi venduti: c’è stato un discreto ritardo rispetto a quello che si impara sui banchi di scuola, e cioè che aumentando i prezzi, diminuiscono i consumi. Da qualche mese invece si vede una contrazione dei volumi, segno che la crescita repentina dei prezzi sta colpendo le famiglie. Il consumatore italiano si ritroverà alla fine del 2023 con situazioni dal punto di vista dei prezzi, fra i prodotti, molto diverse dal passato, perché le politiche che le aziende stanno praticando sono molto diverse. Alcune terranno i prezzi alti sui propri prodotti accettando di perdere volumi, altre invece faranno interventi di contenimento dei prezzi. Insomma, vedremo comportamenti diversi tra le diverse marche. Bisogna vedere quale sarà la risposta del consumatore: oggi sta già dando segnali forti, non solo di riduzione complessiva dei volumi ma di spostamento su prodotti più convenienti. La crescita dei prodotti a marchio Coop certamente dipende dal fatto che i prodotti sono di qualità, ma è anche la prova che il consumatore li sceglie per tutelare il proprio bilancio familiare, rendendosi conto di poter accedere a prodotti di qualità uguale e talvolta superiore riuscendo a risparmiare nella spesa di tutti i giorni.
Quanto contano oggi i prezzi nella scelta di cosa acquistare? Se devo intervenire a modificare la mia spesa, lo faccio prima sui prodotti che mi coinvolgono meno, ma poi sarò costretto a intervenire su tutta la spesa. I soci Coop hanno la possibilità di allargare ad ampio raggio il loro paniere di spesa con il prodotto Coop senza rinunciare agli standard qualitativi, e generare un risparmio medio che va dal 25 al 30% rispetto ai prodotti di marca, a seconda delle famiglie merceologiche. Le persone faranno i loro calcoli e le loro scelte di fronte a prezzi molto diversi. Continueranno a esserci alcuni acquisti d’impulso (rimane certamente una forma di dualismo fra impulsività e razionalità), ma si capisce chiaramente che la gente è stata pesantemente colpita dall’ondata inflattiva e quindi il prezzo, più di quello che accadeva due anni fa, sarà sempre più al centro delle valutazioni nel momento della spesa.
2 Commenti. Nuovo commento
io so solo che lo stesso prodotto, della stessa marca, nella stessa città, alla coop, ora, costa di più. E molti pridotti a marchio coop esageratamente aumenrati. Coop dalla parte dei consumatori…
Ciao Anna, come certamente sai i prodotti a marchio Coop costano tra il 20 e il 30% in meno di prodotti di marca, analoghi per qualità.