“Quella che esce dal Rapporto Coop 2015 è un’Italia bipolare, un’Italia divisa in due, nella quale a fratture storiche, come quella tra regioni del nord e quelle del sud, con un sud sempre più in difficoltà e nel quale la perdita di posti di lavoro è doppia, si uniscono tante altre linee di separazione, che riguardano giovani e anziani, donne e uomini, ma che si manifestano anche sul piano culturale, degli stili di consumo e dei comportamenti. Per cui è difficile fare una sintesi univoca, perché anche se gli elementi di ripresa economica sono confermati, la loro incidenza nei diversi ambiti sociali è molto diversa. Ma certo siamo di fronte a un paese che ricomincia a muoversi”.
A parlare è Albino Russo, responsabile dell’ufficio studi di Ancc-Coop e curatore del rapporto Coop 2015 su Consumi e distribuzione. Un rapporto ricco di dati, tabelle e spunti, che tenta di fare una fotografia in movimento della società italiana, non solo sul piano economico.
Come detto il punto centrale è questo dualismo che si può raccontare con un po’ di altre cifre. Ci sono il 64% di occupati regolari al nord, contro il 36% del sud, 1,3 milioni di minori che non possono permettersi pasti regolari e un 33% di bambini che sono in sovrappeso.
Oppure l’evasione fiscale da 200 miliardi e 7 milioni di persone che partecipano al volontariato; e ancora, il contrasto tra la Panda che resta l’auto più venduta e il fatto che le auto di lusso hanno segnato un più 60% di vendite nel 2014; o il fatto che mentre i nuovi nati sono stati appena 509 mila in un anno (minimo nella storia d’Italia), gli animali domestici sono ben 60 milioni e continuano a crescere; oppure il fatto che i consumi delle famiglie italiane siano mediamente di 2.549 euro mensili contro i 1.645 euro delle famiglie di stranieri o che le famiglie giovani abbiano spese di 100 euro al mese inferiori a quelle degli anziani.
Dati diversi e lontani che confermano come nel mare della crisi la distanza tra i primi (il 20% delle famiglie più ricche detiene il 38% dei redditi) e gli ultimi sia cresciuta.
Non a caso a collocarsi nella classe operaia, nel 2015, è il 53% della popolazione contro il 46% del 2008, mentre la classe media scende, nello stesso periodo, dal 49% al 43%.
“L’ascensore sociale ha invertito la marcia – spiega ancora Albino Russo –. Così una fetta di popolazione percepisce un peggioramento della propria condizione sociale ed economica. Nonostante questo qualche segno di ripartenza e di mobilità c’è. Sono tornate ad aumentare le vendite di carburanti (specie diesel) ed aumenta anche il traffico in autostrada. Ma c’è anche più gente che ha volato partendo da aeroporti italiani (2,7 milioni nei soli 5 mesi del 2015) e più gente in vacanza (nel 2015, 5 milioni di giornate di villeggiatura in più per gli italiani)”.
In più, nelle nostre strategie di sopravvivenza e adattamento abbiamo deciso di investire sul wellness, sul nostro benessere fisico. Così tra palestre (ne abbiamo 12 mila), centri estetici (sono 21 mila), terme (2.500 stabilimenti) hotel e agriturismi specializzati (a quota 4 mila), questo mercato arriva a valere ben 10 miliardi, con cifre da record in Europa.
Oltre al benessere l’altro capitolo fondamentale è quello della rete, dell’essere connessi al web ed ai social network. Anche se in Italia la percentuale di chi ha accesso a internet è più bassa di altri paesi, chi internet ce l’ha ci passa ore, ben al di sopra di quanto avviene nel resto d’Europa. Noi siamo a 2 ore e 30 minuti di media giornaliera passate sui social, contro le 2 ore e 12 minuti dell’Inghilterra, le 2 ore e 6 minuti della Germania e le 2 ore della Francia. E gli smartphone (ne sono stati venduti 14 milioni nell’ultimo anno) sono sempre più protagonisti di questo sistema che è trainato dai cosiddetti millennials, cioè i nati dopo gli anni ’80, che sono destinati a essere protagonisti del futuro se non lo sono già del presente: sono loro i più connessi, quelli che fanno più acquisti online e magari sono pronti ad usare un’auto in car sharing anziché averla in proprietà.
Dati e tendenze che descrivono una realtà non statica nella quale fa capolino anche una spinta verso una maggiore sobrietà. Aumenta l’attenzione per ridurre gli sprechi di cibo, mentre un 58% di italiani dichiara di aver venduto oggetti di seconda mano in un mercato che si stima valga quasi 18 miliardi.
Tra i tanti stimoli che il rapporto Coop contiene, chiudiamo con alcune indicazioni sui consumi alimentari. Legato al discorso della crescente attenzione al benessere e alla salute c’è il fatto che per la prima volta diminuiscono le calorie mediamente consumate al giorno. Dalle 3.613 calorie del primo decennio del nuovo secolo, ora siamo scesi a 3.538. Si conferma un’attenzione forte al seguire uno stile alimentare specifico (il 45% di italiani dichiara di seguirlo), un 86% sceglie prodotti al 100% naturali, un 70% di consumatori dichiara di esser pronto a spendere qualcosa di più per mangiar sano.
E così si capisce perché ci sia il boom del biologico (più 20% di vendite nel 2015), ma anche di prodotti salutistici o con caratteristiche specifiche: i cibi di soia fanno un più 62%, i senza glutine sono cresciuti del 50%, le bevande alla soia registrano un più 27%, gli integratori dietetici fanno più 22%. E questo mentre cresce la pattuglia non solo di vegetariani e vegani (che secondo una indagine di Eurispes sarebbero circa 4 milioni), ma anche di chi segue altre diete come i fruttariani (mangiano frutta dolce e frutta ortaggio come melanzane, zucche e pomodori), i crudisti (mangiano cibi crudi) e reducetariani (cioè che riducono il consumo di carne).
Per chi volesse approfondire gli spunti del Rapporto Coop, la sua versione integrale è disponibile e consultabile all’indirizzo www.rapportocoop.it.