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Cooperazione, un nuovo inizio per la legalità e il lavoro

Cooperazione.jpg“Abbiamo tanti temi da affrontare con urgenza, partendo da una idea di fondo e cioè che come cooperatori abbiamo il dovere di lasciare alle generazioni future non solo i conti a posto nelle aziende, ma anche di tutelare e promuovere con estremo rigore un sistema di valori, fatto di solidarietà e scambio mutualistico, che impedisca l’omologazione rispetto agli altri tipi di imprese”. Parola di Mauro Lusetti, modenese, una lunga esperienza come dirigente Conad, da maggio 2014 nuovo presidente nazionale di Legacoop e, poi, anche dell’Alleanza delle cooperative italiane. Lusetti nel tracciare un quadro del lavoro che lo attende parte proprio dal percorso di costruzione dell’Alleanza delle cooperative italiane, per dar vita ad un’unica struttura di rappresentanza che superi la storica articolazione tra le tre sigle di Legacoop, Confcooperative e Agci.
“La costruzione dell’Alleanza non è un fatto burocratico, non può essere e non sarà la sommatoria di  tre organizzazioni. Parliamo della costruzione della casa unitaria dei cooperatori italiani. Si tratta di un nuovo inizio, di una sfida che dobbiamo vivere in maniera emozionale ed emozionante. Dobbiamo ragionare dei temi strategici per il futuro del nostro mondo, di quale pensiamo debba essere la cooperazione del domani. Sono cose di cui dovremo discutere a cominciare dal congresso di Legacoop che terremo prima della fine dell’anno. Anche Confcooperative e Agci faranno passaggi analoghi nei prossimi mesi. Intanto il processo di strutturazione e consolidamento dell’Alleanza va avanti: si sta completando la costituzione dei coordinamenti regionali, si è dato vita a 4 gruppi di lavoro intersettoriali. Insomma abbiamo davanti a noi una grande occasione che non dobbiamo sprecare”.

Quale è lo stato di salute delle cooperative nella difficile fase economica che il paese sta vivendo?
Il sistema cooperativo, per come è fatto, ha una caratteristica di resilienza, cioè la capacità di reagire di fronte ad eventi problematici. Ciò è stato vero anche in questi anni, ma la lunga crisi che stiamo vivendo ci consegna due elementi nuovi. Il primo è che in alcuni settori si sono accentuate dinamiche forti di segno anche molto diverso, come la crisi davvero pesante nel settore delle cooperative di costruzioni rispetto alla nascita di nuove imprese nel campo della cooperazione sociale. Il secondo dato di fondo è che i segni della crisi si vedono comunque un po’ in tutti gli ambiti con cali delle vendite, riduzioni degli utili. Dunque se il contesto sociale ed economico del paese non cambia la prospettiva è decisamente difficile anche per noi.

Anche alla luce dell’esito delle elezioni europee, che tipo di situazione vede e quali sono le priorità da affrontare nel paese?
Credo che dal voto sia uscito un messaggio che ha detto no ad avventure e populismi. Si tratta di prerequisiti fondamentali per affrontare un percorso di riforme di cui c’è urgente bisogno. Si è accesa una speranza, ma è una speranza con una scadenza a breve. Il governo Renzi si è caricato di una grande responsabilità. E la prima grande sfida è quella di riuscire a ridurre la disoccupazione a partire dall’emergenza giovani: uno su due è senza lavoro. Un fatto contro cui anche noi intendiamo muoverci presentando proposte precise.

Di cosa si tratta?
Come Alleanza delle cooperative presenteremo al ministro Poletti un piano articolato puntando a siglare un protocollo col Governo proprio di garanzia verso i giovani. Come movimento cooperativo pensiamo di mettere in campo un sforzo straordinario. Tra le proposte che vogliamo avanzare c’è quella di una staffetta intergenerazionale per cui le imprese assumano degli under 40 a fronte del prepensionamento di persone tra i 64 ed i 66 anni. Si tratta di definire un meccanismo virtuoso il cui costo va ripartito tra l’impresa, lo Stato e il lavoratore che va in pensione, proprio a vantaggio dei più giovani. Altra cosa che proponiamo è di estendere i benefici fiscali oggi rivolti solo alle start up innovative, a tutte le nuove aziende.

Alcune vicende di cronaca, come l’indagine della magistratura sull’Expo di Milano, hanno coinvolto il mondo cooperativo, riproponendo anche vecchi luoghi comuni sui rapporti con la politica. Come commenta queste situazioni?
Nel rispetto per il lavoro della Magistratura, è opportuno attendere gli sviluppi delle indagini e rispettare l’azione di difesa degli accusati. A prescindere dagli esiti finali, è necessario però che tutte le cooperative interessate procedano alla massima distinzione tra le responsabilità dei singoli e quelle delle imprese. La priorità per noi è, infatti, tutelare le cooperative e l’occupazione e dare respiro a un modo nuovo di interpretare il rapporto tra imprese e istituzioni, tra imprese e politica, fondato sulla legalità e la promozione dei valori di cui da sempre siamo portatori. Anche per questo se le accuse dovessero essere confermate da sentenze o patteggiamenti, provvederemo ad assumere le misure conseguenti, fino alla richiesta di espulsione a carico di chi con il proprio comportamento ha arrecato un danno a tutta la cooperazione.

Del resto la cooperazione sulla legalità ha fatto tante battaglie…
Certo, perché noi stiamo bene e cresciamo in un mondo legalmente sano. Se avviene il contrario la cooperazione muore. Per questo abbiamo promosso e sottoscritto tanti protocolli di legalità con le istituzioni e altre realtà, siamo impegnati a promuovere cooperazione sui ben confiscati alle mafie. Ma ci battiamo anche per il rispetto dei contratti di lavoro, contro il dumping delle cooperative spurie o di privati che le regole le aggirano sistematicamente. La cooperazione in tanti settori è stata ed è fattore di crescita della legalità e dei diritti dei lavoratori. Evitare l’omologazione per noi vuol dire queste cose precise e concrete. E siamo pronti, a ragionare con l’insieme della società, per costruire un mercato più etico. C’è un problema di regole più semplici, di efficienza dello Stato e di recupero del senso di responsabilità che per i cooperatori vale ancor di più.

Pensando al futuro del nostro paese e al ruolo che la cooperazione può svolgere, cosa le viene in mente?
Noi siamo quelli del lavoro, quelli che mettono al centro i soci e i dipendenti. Noi dobbiamo fare di più e meglio, partendo proprio da questo punto di riferimento. La cooperazione oggi è forte su mercati che sono più in difficoltà, perché i consumi interni soffrono e pure le risorse degli enti pubblici sono in calo. Dunque dobbiamo pensare a nuovi mercati ed avere capacità di attirare capitali. Penso che il tema del made in Italy sia decisivo e da guardare con grande attenzione partendo dalle opportunità enormi che la crescita dei paesi emergenti offre. Parlare di turismo, di ambiente e cultura, di alimentazione può offrire grandi spazi e possibilità, dentro e fuori dai nostri confini, ma occorre  saper far rete per sviluppare una offerta adeguata e innovativa. Penso poi al tema della messa in sicurezza del territorio e della riqualificazione delle città. Lo sviluppo edilizio come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni è finito. Dobbiamo pensare al risparmio energetico nelle case, a una mobilità sostenibile, a proteggere da terremoti, alluvioni e frane. Per farlo occorre uscire da logiche di costante emergenza. La politica deve definire scelte di fondo strategiche e la cooperazione deve esser pronta a fare la sua parte, nell’interesse del paese.

luglio 2014

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