Continua la campagna di Amnesty International per l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. Il testo unificato approvato il 5 marzo 2014 introduce sì il reato specifico di tortura, e non richiama il requisito della necessaria reiterazione di atti di violenza o minaccia, ma qualifica il reato come comune, dunque imputabile a qualunque cittadino, pur prevedendo l’aggravante se commesso da pubblico ufficiale. Inoltre, non persegue le condotte omissive e manca dell’iniziale previsione di un fondo nazionale per le vittime della tortura. Un atto avvenuto comunque con decennale ritardo, visto che è del 1988 con cui l’Italia ha ratificato la Convenzione contro la tortura approvata dall’Onu nel 1984.
“A 13 anni dai terribili fatti del G8 di Genova del 2001 si legge nel sito di Amnesty International – molti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani sono sfuggiti alla giustizia e l’Italia non ha strumenti idonei per prevenire e punire efficacemente simili violazioni. Intanto, molti altri casi che coinvolgono e chiamano in causa le forze di polizia sono emersi e, purtroppo, continuano a emergere. Per fermare queste violazioni e a beneficio del ruolo centrale della polizia nel proteggere i cittadini, bisogna colmare le lacune esistenti. L’Italia deve avere norme efficaci e che soddisfino gli standard internazionali per prevenire e punire la tortura. L’assenza di un reato specifico di tortura finora ha fatto sì che fattispecie qualificabili e qualificate come tortura fossero sanzionate con pene lievi e non applicabili per intervenuta prescrizione e ha nuociuto alla stessa credibilità dell’operato delle forze di polizia”.
Intanto, la sezione belga di Amnesty International ha ideato questa sconvolgente campagna, più esplicativa di qualsiasi discorso. Iggy Pop, super star del rock, compare col viso massacrato, costretto a dichiarare che Justin Bieber è l’avvenire del rock’n’roll… Efficacissimo per far capire l’atrocità della tortura nel mondo. “Torturate un uomo e vi dirà qualsiasi cosa. Prima ancora di essere inumana, la tortura è inefficace. Fermiamola!” dichiara lo slogan di Amnesty. Altrettanto choccante è la foto del Dalai Lama – col volto pieno di lividi e tagli – cui viene messa in bocca l’improbabile frase “Un uomo di cinquant’anni senza Rolex ha fallito la sua vita”. Sì, è proprio vero: la tortura potrebbe far dire a un uomo qualsiasi cosa. Potrebbe far dire allo stilista Karl Lagerfeld, altro testimonial della campagna: “Il massimo dell’eleganza sono la camicia hawaiana e le infradito”…
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giugno 2014