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Come tuffarci nel 2022?

donna con retino da pesca

Siamo come nuotatori in bilico su un trampolino, pronti al salto verso il futuro, ma anche trattenuti dalle tante incognite del momento. Speranza, ripresa, cambiamento, misti a timore: sono queste le parole che descrivono meglio il nostro stato d’animo di fronte al 2022 appena iniziato secondo l’indagine dell’Ufficio studi Coop che, a dicembre, ha fotografato con Nomisma gli orientamenti dei consumatori italiani e raccolto le indicazioni di una community di esperti e manager sulle prospettive del Paese.

Le attese da accostare ai prossimi mesi sono le stesse dell’anno appena trascorso: “speranza” (la indica il 32% del campione di consumatori intervistati), “ripresa” (16%), “cambiamento” (15%). Ma nel 2022 è soprattutto il “timore” a crescere, più che raddoppiando dal 3% al 7% rispetto allo scorso anno. Intanto, i propositi per il nuovo anno sono tanti. Innanzitutto, prendersi cura di sè (57%), cercare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata (56%) e uscire dalla pandemia con l’ambizione di rivedere le proprie priorità (55%), magari costruendosi una nuova vita (21%).  C’è anche chi guarda oltre: un buon 29% del campione – quindi quasi un italiano su tre – pensa nel 2022 di cambiare lavoro, imboccando la strada di una nuova vita.

Cosa ci preoccupa? Dopo Cop26 e i disastri ambientali del 2021, il cambiamento climatico è considerato dagli italiani un problema più grave di quanto non pensi l’opinione pubblica (78%) e gli Stati di tutto il mondo devono porvi rimedio con la massima urgenza (82%). Nell’attesa, il 97% si dice disposto a cambiare in prima persona almeno alcune delle proprie abitudini. Tutti, però, sono ancora alla ricerca di soluzioni concrete e praticabili per rendere più sostenibile la propria vita quotidiana; sono disposti a acquistare lampadine a basso consumo (pensa di farlo l’80% del campione), eviterebbero gli sprechi alimentari (61%), ma solo il 18% rinuncerebbe alla lavastoviglie, il 15% sceglierebbe l’usato e appena il 14% ridurrebbe l’uso della lavatrice.

A pagare invece le incertezze della pandemia e dell’economia sarà soprattutto il tempo libero. Diffidenti sulla reale disponibilità economica futura e sulle restrizioni che comporterà, gli italiani nel 2022 pensano di tagliare le spese per ristoranti e bar (il saldo tra chi ci andrà di più e chi lo farà di meno è -13%), concerti e spettacoli (-12%), cinema (-10%), teatri e musei (-9%). Ci rifaremo con soluzioni fruibili da casa: film, e-commerce, smart working. La nostra vita digitale sarà sempre più intensa, e infatti proprio nella tecnologia riponiamo grandi speranze. Tant’è che entro il 2030 la realtà virtuale farà parte della quotidianità per il 57% degli intervistati e sulle nostre strade circoleranno auto a guida autonoma per un intervistato su tre (37%).

Per gli esperti, invece, nei prossimi dieci anni saranno le nuove fonti energetiche (58%) e poi big data (38%) e biotecnologie (35%) a determinare i maggiori impatti economici e sociali. Proprio loro – la platea di manager e opinion leader del portale italiani.coop – manifestano un certo ottimismo sull’andamento generale della nostra economia, ma sono i consumi delle famiglie e il mercato del lavoro a preoccupare. A incidere sulle prospettive del Paese sarà quest’anno soprattutto l’instabilità politica (con gli effetti sui possibili ritardi del Pnrr) e la crescita dei prezzi, stimata dal panel al 2,9%. Inflazione, mercato del lavoro in affanno, incertezze della pandemia tengono in ostaggio i consumi delle famiglie, imbrigliandoli nelle spese obbligate (utenze e salute, soprattutto). L’epicentro del carovita riguarderà non solo le utenze domestiche (comunque alleviate dall’intervento del governo), ma anche il carrello della spesa. Infatti, i manager della filiera stimano un incremento medio dei prezzi alimentari superiore ai 3,5 punti percentuali, con una ondata inflattiva che, per il 63% del campione, riguarderà sicuramente tutto il 2022.

Anche in previsione dei rincari, una famiglia su due pensa di non cambiare il livello di spesa nel prossimo anno rispetto al prepandemia (49%). E se il 22% del campione spera di superarlo, quasi un italiano su tre (29%) purtroppo sa che non riuscirà a raggiungerlo.

Come se ne esce? Per far quadrare i conti si farà lo slalom tra le promozioni, ricerca di punti vendita e canali più convenienti, si ridurranno gli sprechi, ma in tanti dovranno puntare a un ridimensionamento del carrello, soprattutto al Sud e nelle famiglie meno abbienti. Aumentando così la forbice dei consumi rispetto alla parte più ricca del Paese. A tavola continueremo a preferire il cibo del territorio (italiano e locale), sempre più spesso biologico e salutista. Soprattutto, per i manager della filiera intervistati, quello appena iniziato sarà l’anno della marca del distributore: la soluzione per fare acquisti con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.

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