Anche in Italia si sta registrando, nelle ultime settimane, un picco di richieste di test genetici per la rilevazione del gene ‘difettoso’ che può causare il tumore al seno. Il picco della richiesta di tale esame è certamente riferibile al caso di Angelina Jolie che ha rivelato di essersi fatta operare di mastectomia dopo aver scoperto di essere portatrice del gene-
Le richieste per eseguire i test che evidenziano mutazioni a carico dei geni collegati al cancro al seno, BRCA1 e BRCA2, a Roma ”sono aumentate dell’80%”, afferma infatti la responsabile dell’Unita’ di diagnosi e terapia in senologia dell’Ospedale Sant’Andrea, Adriana Bonifacino. Anche al Centro privato romano ‘Artemisia main center’, rileva il genetista Alvaro Mesoraca, ”dopo il caso Jolie abbiamo registrato un aumento di almeno il 20% delle richieste per questo tipo di test”. L’impennata di richieste per test genetici si registra pure all’Istituto nazionale Tumori (Int) di Milano, dove sono ”più che raddoppiate”.
Un invito a non creare allarmismi e a favorire un ”approccio razionale” alla vicenda arriva dal genetista Bruno Dallapiccola: ”Una ‘mutilazione’ come quella della Jolie, con l’asportazione totale dei seni, non azzera comunque il rischio di poter essere colpiti dal cancro. Anche con la mastectomia, infatti – sottolinea – la donna portatrice di tale mutazione genetica avra’ comunque il 5% di possibilita’ di sviluppare recidive, o potrà avere un tumore all’ovaio al quale la mutazione rende suscettibili”. Per questo, afferma il genetista, ”la cosa migliore in caso di familiarita’ per tumore al seno e’ quella di fare eventualmente il test, e poi sottoporsi a controlli molto frequenti, massimo ogni sei mesi”, poiche’ la diagnosi precoce ”garantisce il successo dei trattamenti in un’alta percentuale di casi”.
29 maggio 2013 – fonte: ansa