Quello dell’utilizzo dei beni confiscati alle mafie è uno dei cardini dell’identità e dell’impegno di Libera. Il valore simbolico delle cooperative che ormai da anni lavorano le terre una volta in mano ai boss è straordinario. Ma dietro a questi successi esiste una realtà molto più ampia e complessa.
Infatti le indagini e gli accertamenti della magistratura e delle forze dell’ordine hanno portato alla confisca definitiva di ingenti patrimoni immobiliari (secondo gli ultimi dati disponibili si tratta di 11.238 immobili e 1.708 aziende). Il tema è impedire che le lunghezze burocratiche e processuali portino a far deperire o fallire questi beni e a non consentire il loro utilizzo. Oggi i beni sequestrati sono tre volte tanto rispetto a quelli per i quali la procedura di confisca è già stata completata. Esiste un enorme patrimonio che deve essere gestito meglio.
“Bisogna rafforzare i Tribunali delle misure di prevenzione, rendere trasparente l’albo degli amministratori giudiziari e dare forza all’Agenzia per la gestione dei beni confiscati – spiega il coordinatore di Libera, Enrico Fontana – che è di fatto paralizzata in attesa che il Governo definisca una sua riorganizzazione. Il punto è che, ormai da diversi mesi nessuno dei beni sequestrati viene più affidato a chi invece sarebbe pronto a farlo rivivere. In particolare per le aziende il rischio è che queste falliscano, con la conseguente perdita del lavoro per tante persone”.
luglio 2014