L’aumento dell’Iva al 22% un’altra stangata per le famiglie, e il rischio di chiusura per molte imprese. Lo dicono, più o meno con gli stessi toni, Confesercenti, Confcommercio e Coldiretti e anche Federconsumatori. Anche Coop, per parte sua, critica l’adozione di una misura che può portare a un’ulteriore riduzione dei consumi.
Confesercenti, in particolare, lancia anche l’allarme sul gettito fiscale che invece di aumentare, come previsto, di 3 miliardi di euro, potrebbe diminuire di 300 milioni. Lo ha detto il presidente Marco Venturi: “Le stime di incremento di gettito ufficiali – ha spiegato Venturi – sono costruite a parità di beni venduti. Ma tra le voci interessate dall’aliquota, ce ne sono alcune che anche a prezzi hanno registrato e stanno registrando forti cali di vendita, intorno al 10%. L’ulteriore aumento della tassazione su questi beni, causerebbe un ulteriore riduzione delle vendite e – di conseguenza – del gettito fiscale generato. Sarebbe l’ennesimo passo falso: l’interesse generale dovrebbe spingere, come chiediamo con forza da tempo, a riportare l’aliquota Iva al 20%”.
Secondo Confcommercio “il rincaro colpirà beni di largo consumo come, per esempio, abbigliamento, elettrodomestici ed elettronica di consumo, autoveicoli, servizi. Per una famiglia di tre persone significa spendere in media 135 euro in più l’anno”.
“Continuare ad insistere che a ci sarà un nuovo aumento dell’Iva dal 21 al 22% è francamente da irresponsabili – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Non si è ancora capito che il potere di acquisto delle famiglie, ormai ridotto ai minimi storici, sta determinando un mercato in continua contrazione e recessione, con gravi ripercussioni sia sul benessere delle famiglie stesse che sulle imprese”.
Anche Coldiretti chiede di scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per evitare ulteriori effetti depressivi sulle vendite che al dettaglio sono già crollate del 3,8% nel primo bimestre dell’anno, con un calo del 2,9% per gli alimentari e del 4,3% per i non alimentari. Per non parlare di alcuni prodotti, come il vino, che deve già fronteggiare un drammatico calo degli acquisti familiari che sono scesi del 7% nel primo trimestre del 2013.
21 maggio 2013