iamo sicuri che l’Europa sia “il nemico” come viene dipinta da un numero crescente di persone? Che l’Unione europea sia un sogno scolorito a tal punto da far rima ogni giorno soltanto con tasse, austerità, rapporto deficit/Pil, burocrazia, immigrazione mal gestita, mancanza di una politica comune, attacchi al made in Italy e limiti su tutto, compresa la pizza napoletana? O forse ci sono troppi luoghi comuni e “fake news” in mezzo a critiche anche giuste, in cui si perde tutto ciò che di buono è stato fatto finora e, soprattutto, quanto c’è in gioco per il nostro futuro con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo?
Dal 23 al 26 maggio infatti (domenica 26 in Italia) 400 milioni di cittadini europei, di cui oltre 51 milioni di italiani, saranno chiamati alle urne – per la prima volta senza i britannici freschi di Brexit – ed è importante che ci vadano bene informati, guardando alle tante facce dell’Europa, anche quelle che non compaiono sui media o che non sono funzionali alla propaganda dei partiti. Insomma, con in testa anche quella “buona Europa” che non fa notizia ma che c’è ed è intorno a noi. Ce la racconta Massimo Gaudina, capo rappresentanza della Commissione Ue a Milano, giornalista e comunicatore. Il quale sottolinea che in un clima pre-elettorale «dove prevale spesso l’istinto sulla ragione, e non manca la disinformazione» com’è l’attuale, è utile chiarire come stanno le cose, nella speranza di ridurre le distanze tra Europa reale ed Europa percepita.
Il messaggio chiave della nostra chiacchierata è che al netto dell’euroscetticisimo per questa Unione così com’è, incompiuta e riformabile su volontà dei governi, «l’Europa ci conviene». Europa significa guardare le cose pensando agli interessi generali e investendo sulle future generazioni. Significa ad esempio, voltandosi indietro, più di 70 anni di pace nel continente e molte conquiste di civiltà, e guardando avanti affrontare, facendo fronte comune, grandi sfide globali come i cambiamenti climatici, la crescita economica, l’intelligenza artificiale, il terrorismo internazionale, la lotta alle diseguaglianze, non certo risolvibili in ordine sparso. E tra queste sfide un’informazione corretta e di buona qualità.
«A 40 anni dalla prima elezione diretta del Parlamento europeo, era il 1979, queste sono considerate le elezioni più importanti della storia Ue – premette Gaudina – perché c’è un dibattito molto forte sul futuro dell’Europa, il che è un bene, ma è un dibattito inquinato da stereotipi e disinformazione e spesso fermo agli slogan, senza arrivare ai contenuti. Abbiamo dei gruppi di lavoro che stanno lavorando con le grandi piattaforme social perché anche loro facciano delle verifiche su quello che accade online e combattiamo le fake news».
Con il malcontento cresce la sfiducia per l’Unione vista in prevalenza come economica e finanziaria, ostaggio dei paesi più forti. Ma perché un cittadino italiano dovrebbe andare a votare, il 26 maggio, per eleggere 76 dei 705 eurodeputati che a Bruxelles guadagneranno pure molto bene? «Perché l’Europa ha un peso sempre più forte nella determinazione delle politiche nazionali. Le decisioni di Bruxelles incideranno molto anche sulle leggi italiane e sulla nostra vita. Facciamo parte di un’unica famiglia. Il nuovo Parlamento avrà, inoltre, un grosso potere sul bilancio comunitario 2021-2017, un bilancio ambizioso e molto orientato sui giovani, sulla ricerca e sull’innovazione. La proposta della Commissione prevede uno stanziamento di oltre mille miliardi di euro, equivalente a una tazzina di caffè al giorno per ogni cittadino: di questi, quasi 140 sono dirottati sulla ricerca, tra cui 100 miliardi sul programma Horizon Europe, 15 sulle ricerche aerospaziali, 12 sul digitale, 7 per la difesa. Si riducono leggermente voci di spesa tradizionali come per la politica agricola comunitaria e qualche sforbiciata andrebbe al fondo di sviluppo regionale, portato a circa 270 miliardi di euro, e al Fondo sociale europeo, circa 100 miliardi».
Quello che c’è già intorno a noi è solo l’euro? «No, ci sono risultati straordinari, anche per l’Italia, ancora poco conosciuti: per esempio il Piano di investimenti strategici, il cosiddetto Piano Juncker, che ha attratto 55 miliardi di euro di in Italia, su 380 in tutta la Ue. L’Italia è tra i maggiori beneficiari. Il piano sta permettendo a quasi 200 mila piccole e medie imprese di avere accesso al credito. Inoltre grazie ad esso sono state realizzate o modernizzate opere come l’ospedale di Treviso, l’acquedotto pugliese, il sistema fieristico di Milano, la rete di assistenza domiciliare in Piemonte e tante altre. Il piano di investimenti sta funzionando e in futuro la Commissione ha proposto di rinforzarlo. Poi vogliamo parlare dei programmi di ricerca? Tanti giovani talenti, anche italiani, grazie ai progetti europei sono potuti rimanere o ritornare in Europa riducendo la “fuga dei cervelli”. Nelle competizioni per l’eccellenza scientifica dell’Erc (la “Champions’ League” della ricerca, un milione e mezzo a ciascun giovane vincitore) gli italiani sono sempre sul podio e grazie a queste borse possono assumere giovani assistenti».
Tutto sommato l’Italia dona alle casse più di quanto riceve, ma gli italiani facendo parte del club Europa hanno voli low cost, piani telefonici non selvaggi, leggi a difesa dei consumatori e dell’ambiente, azioni di inclusione sociale e altri benefici non facilmente monetizzabili: castelli, parchi naturali, prodotti dop, tutti beneficiari di interventi Ue, che saranno mostrati, a partire dall’11 maggio, con “L’Europa al Giro d’Italia”, dopo averli narrati anche nelle giornate Fai di primavera.