Traffico e rischi delle polveri sottili
Ho letto che in diverse città della pianura Padana, in soli due mesi del 2012, è già stato superato il numero di sforamenti previsti dalle norme europee per quanto riguarda le polveri sottili. Volevo sapere se è solo colpa del traffico e quali sono i rischi per la salute.
Angela Spattini – Modena
Risponde dott.ssa Fiorella Belpoggi
Direttore Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni
Istituto Ramazzini (www.ramazzini.it) – Bentivoglio – BO
Purtroppo la Pianura Padana è una delle aree più inquinate d’Europa a causa di due fattori principali: la posizione geografica e l’alta concentrazione di attività industriali con la presenza di strade e autostrade ad alto traffico. La Pianura Padana si trova infatti chiusa fra le Alpi e gli Appennini che la riparano dai venti ed ha un clima continentale umido, fattori che favoriscono la formazione e la stagnazione di aggregati di materiale chimico e polveri fini. Il materiale particolato (PM) è composto da una miscela di particelle solide e gocce liquide sospese nell’aria, di composizione chimica e fisica molto variabile. Il PM viene classificato in base al diametro aerodinamico delle particelle: particelle grossolane (PM 10) diametro inferiore ai 10 µm (l'unità di misura sono i micrometri, cioè milionesimi di metro); particelle fini: (PM 2,5) diametro inferiore ai 2,5 µm; particelle ultrafini: (PM 0,1) diametro inferiore a 0,1 µm.
Le polveri sottili (PM 10, PM 2,5 e PM 0,1) derivano soprattutto dai processi di combustione. Una delle cause principali della loro diffusione è l’emissione del traffico automobilistico, in particolare la combustione di carburanti diesel. Tutti i carburanti però producono PM, anche quelli cosiddetti biologici, così come ogni processo di combustione produce PM in diverse quantità e di diverse dimensioni a seconda del materiale combusto e delle condizioni climatiche. Inceneritori (o termovalorizzatori come oggi vengono chiamati), centrali a biomassa, fuochi di ogni genere voluti o non voluti, di sterpaglie e legname, ma anche incendi di edifici e lo stesso fumo di sigaretta, producono particolato.
Quando le particelle hanno un diametro minore (2,5-0,1 µm o meno) non si limitano a depositarsi nelle vie aeree superiori, ma raggiungono gli alveoli polmonari, cioè la parte più profonda dei polmoni, e di qui, attraverso il sangue e i vasi linfatici, raggiungono altri distretti anche lontani. Lì si depositano e la loro pericolosità deriva dal fatto che, oltre a scatenare reazioni infiammatorie o allergiche, le micro particelle sulla superficie trasportano materiali di vario tipo, aggregati di prodotti di combustione, molto pericolosi per la salute perché cancerogeni, come per esempio gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) o le diossine.
Una volta depositate nei tessuti, col tempo le sostanze chimiche vengono rilasciate e manifestano il loro effetto tossico anche a lungo termine. Uno studio recente ha dimostrato che l’aumento di soli 10 µg/m3 (cioè 10 micrometri per metrocubo) di PM 2,5 nell’aria aumenta il rischio di mortalità generale del 6%, quello di mortalità per patologie cardiocircolatorie del 12% e di cancro del polmone del 14%. Quindi appaiono come necessarie e urgenti tutte le misure che limitino la presenza di particolato nell’aria, non solo legate al traffico, ma anche ad altre attività industriali.