C’è un punto vendita che riutilizza l’energia termica che “avanza” a una distilleria che opera poco lontano, il super che raccoglie l’acqua piovana per usi sanitari, quello che si è dotato di “inseguitori solari” e i negozi che recuperano il calore prodotto dai banchi frigo per il riscaldamento. Insomma, per Coop risparmiare energia – che significa anche rendere le merci più ecologiche quanto a ciclo di produzione, ridurre i rifiuti, riciclare i materiali, far girar meno camion e ridurre gli sprechi – è un chiodo fisso. Perché ci guadagna Coop e ci guadagna l’ambiente.
Ma quanto consuma la Coop? Diciamo che per garantire la conservazione degli alimenti, una buona illuminazione, riscaldamento d’inverno o raffreddamento d’estate, un ipermercato ha bisogno ogni anno di una quantità di energia elettrica e di gas metano equivalente ai consumi rispettivamente di circa 1.700 famiglie (nel caso dell’elettricità) e di 60 famiglie (per quanto riguarda il metano). Complessivamente, per il funzionamento dei negozi, nel corso del 2011 le nove grandi cooperative hanno consumato complessivamente circa 956 GWh di energia elettrica e di circa 16 milioni di metri cubi di gas metano, utilizzato esclusivamente per raffreddare o riscaldare. Il consumo nel corso degli anni è cresciuto – perché è cresciuta la rete di vendita Coop – ma è invece calato, lentamente ma inesorabilmente il consumo di energia elettrica per metro quadrato di vendita che oggi è di 665 kWh. Lo stesso dicasi per il metano.
Obiettivi raggiunti anche grazie all’apporto delle energie rinnovabili che è andato aumentando nel corso degli anni, pari nel 2011 al 9% sul totale dell’energia elettrica consumata. Anche perché oggi non c’è nuovo punto vendita che non abbia la sua dotazione di pannelli fotovoltaici che consentono la trasformazione dell’energia solare in energia elettrica “pulita”.
Attualmente Coop ha in funzione 98 impianti fotovoltaici (36 in più rispetto al 2010) sulle coperture di altrettanti punti vendita e magazzini. L’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici ha consentito di evitare l’immissione in atmosfera di 12.700 tonnellate di CO2.
Il consumo di energia si abbassa sia perché una parte viene autoprodotta, ma anche perché non viene sprecata. “La nostra sfida attuale – spiega Fortunato Della Guerra, direttore impianti e innovazione di Inres Coop – è quella di lavorare su tutti i punti vendita, anche quelli esistenti. È facile realizzare risparmi quando li si presuppone a partire dal progetto iniziale. Più complicato è trasformare un punto vendita tradizionale in un eco-negozio, o quasi, a partire dal concetto di risparmio energetico, ovvero della diminuzione del consumo”.
Come? Anzitutto lavorando sulla illuminazione generale dell’area di vendita, ma anche delle insegne, del parcheggio, eccetera. Coop ha aderito a Greenlight, un programma europeo per tecnologie d’illuminazione efficienti da un punto di vista energetico. I punti vendita realizzati e ristrutturati secondo il protocollo Greenlight sono in tutto 240, tenendo conto dei 16 nuovi interventi realizzati nel 2011: il risparmio realizzato equivale al consumo medio annuale di 180 famiglie italiane. Decisiva a questo proposito la tecnologia a LED: applicata a 140 insegne, ha consentito un risparmio di oltre 120.000 kWh. E se i faretti tradizionali di un ipermercato vengono sostituiti da quelli a Led, questo consente un risparmio di energia elettrica del 40% in un anno. Insomma, per Coop, diminuire la spesa della bolletta della luce è una priorità, come per le famiglie italiane “L’elettricità – spiega Della Guerra – è una delle voci di costo più elevate per Coop. E nel 2011, è aumentata del 20% per imposte e oneri. Perciò dobbiamo prevedere programmi di ristrutturazione che prevedano la sostituzione o la modifica degli impianti. Ma anche l’analisi e la messa a punto delle corrette condizioni di funzionamento del punto vendita. Applicando tutte queste misure possiamo aggiungere un risparmio tra il 5% e il 7%. Certo, è un costo, investire in ristrutturazioni e nuove tecnologie. Ma da parte di tutte le cooperative c’è una convinta adesione agli obiettivi di riduzione dei consumi”.
Essenziale poi arrivare gradualmente alla totale chiusura dei banchi frigo per i freschi , oltre a quelli dei surgelati che ormai sono chiusi quasi ovunque. Questa campagna ha consentito una riduzione del consumo di energia per circa il 22%.
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