Il volume dei Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) cresce a livello europeo a un tasso tre volte superiore rispetto a quello di qualunque altra tipologia di rifiuti. Non è un caso che proprio questo genere di materiali – con un impegno pari a quello per la plastica – sia finito nel mirino dell’Unione Europea, per quanto riguarda, in particolare, il loro reimpiego, riciclaggio e altre forme di recupero, con l’obiettivo di ridurre le quantità da smaltire. Diverse le direttive emanate dall’Ue, che tra l’altro vietano espressamente l’immissione sul mercato di nuove apparecchiature contenenti sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente quali piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (pbb) od etere di difenile polibromurato (pbde).
La più recente di queste – del 15 agosto scorso – è quella che include tra i rifiuti da recuperare (cioè da non gettare nell’indifferenziato) anche le carte di credito, le biciclette elettriche, le prese eletriche multiple, le apparecchiature per il movimento di cancelli e tende, le serrature elettriche, cavi, stufe a pellet ad accensione elettrica. Dal 2016 è poi in vigore il decreto che rende possibile, anche se pochi lo sanno, l’”Uno contro zero”, che permette di riconsegnare questi rifiuti (in negozi più grandi di 400 metri quadrati), senza dover comprare niente in cambio e senza pagare nulla. Non parliamo di frigoriferi o altri grandi elettrodomestici, la norma vale solo per i Raee che misurano meno di 25 centimetri e che provengono da nuclei domestici. Ovvero telefonini, lettori mp3, cuffiette o calcolatrici. Tutti oggetti che mettono in crisi i consumatori, quando se li ritrovano tra le mani rotti o comunque inutilizzabili.
Sarà anche grazie a questo che sta aumentando l’andamento della raccolta elettronica. Secondo Ecolight, sistema collettivo nazionale per la gestione dei Raee e delle pile esauste, sono quasi 24.500 le tonnellate di rifiuti elettronici gestiti nel corso del 2017. Il 6% in più rispetto all’anno precedente, con un tasso di recupero medio di oltre il 96% in peso. Di queste 24.500 tonnellate di Raee gestite, più di 16mila (due su tre) sono piccoli elettrodomestici, tablet, smartphone ed elettronica di consumo non più funzionanti; quasi 800 sono le tonnellate di R5, ovvero lampadine a risparmio energetico e neon a fine vita.
Anche il consorzio Remedia ha certificato l’incremento della raccolta elettronica. Nel 2017 è stata pari a 92 mila tonnellate, il 37 per cento in più rispetto all’anno precedente, il 400 per cento in più nell’arco di dieci anni. Otto rifiuti su dieci sono di natura domestica, a dimostrazione di quanto sia importante la crescita di consapevolezza dei singoli cittadini. Il consorzio stima che – con le nuove regole di Ferragosto – potranno essere creati 15 mila posti di lavoro in più e risparmiati 1.250 milioni di euro nell’acquisto di materie prime. E i benefici ambientali sono stati tanti: quelle 92mila tonnellate corrispondono a 306mila tonnellate di CO2 evitate; 1,8 milioni di metri cubi di acqua, 177mila tonnellate di risorse e 899 ettari di terreno risparmiati.
E complessivamente? Nel 2017 sono state raccolte 296mila tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. «Un risultato soddisfacente – si legge in una nota del Rapporto Raee 2017 – che rafforza il trend di crescita iniziato nel 2014 con un ulteriore aumento annuale del 4,66%, vale a dire oltre 13 milioni di chilogrammi di Raee raccolti in più rispetto all’anno precedente. Il dato medio pro capite si attesta a 4,9 kg per abitante. Tutti i Raggruppamenti presentano un incremento della raccolta ad eccezione di R3 (tv e monitor) che registra un -3,76% rispetto al 2016, un dato coerente con l’andamento del settore negli ultimi anni. Va segnalato l’ottimo risultato di R4 (piccoli elettrodomestici), con quantitativi in aumento del 9,04% rispetto all’anno precedente e di R2 (frigo e lavatrici), che registra un incremento della raccolta del 7,35%. Seguono R1 (climatizzatori) e R5 (lampade), entrambi in crescita del 5,6%».
Per i Raee, le leggi europee e italiane prevedono specifici obiettivi di raccolta, riciclaggio e recupero. Per quanto riguarda la raccolta, nel 2016 si applicava l’obiettivo del 45%, calcolato come rapporto tra peso totale dei Raee raccolti dallo Stato membro in un dato anno e peso medio delle apparecchiature elettriche e elettroniche immesse sul mercato dallo Stato nei tre anni precedenti. Nel 2016, la percentuale di rifiuti raccolti rispetto alla media delle apparecchiature entrate sul mercato era stata pari al 31,8%, valore ancora distante dall’obiettivo. Nel 2017 il “tasso di ritorno” dei Raee è stato del 36%, ma nel frattempo l’obiettivo è ancora cresciuto! La Comunità Europea ha infatti fissato il target al 65% per il 2019… Ma con circa 5 kg per abitante di Rifiuti elettrici ed elettronici raccolti ogni anno, l’Italia rimane fanalino di coda in Europa, dove Francia, Regno Unito, Irlanda, Austria e Belgio si posizionano oltre gli 8 kg e Svizzera e Norvegia arrivano addirittura a 15. Secondo il Rapporto Raee, comunque, non è possibile quantificare i rifiuti sottratti dalla filiera ufficiale di smaltimento, per questo occorre proseguire nell’azione di contrasto alla dispersione e al commercio illegale di questi materiali, anche attraverso una maggiore diffusione dei centri di raccolta. Che nel 2017, sul suolo italiano sono 4.076, con una media di 7 centri ogni centomila abitanti, anche se con un forte squilibrio tra nord e sud.