Ogni paese aderente alla Ue sarà libero di decidere autonomamente se coltivare o meno organismi Ogm sul proprio territorio. Il faticoso accordo, arrivato dopo anni di discussioni in sede di Consiglio dei ministri dell’Unione, dovrà ora passare al vaglio del Parlamento europeo per diventare operativo. Il Ministro dell’ambiente Gianluca Galletti ha ribadito la sua posizione e del Governo contraria alla coltivazione di questi prodotti nel nostro paese.
Un parere fortemente critico su questo accordo è venuto da movimenti ambientalisti, che da anni si battono contro la contivazione di OGM. Secondo Greenpeace e Slow Food il testo attuale della cosiddetta “ri-nazionalizzazione” degli OGM rischia di trasformarsi in una trappola per i Paesi che non vogliono gli OGM. “Il testo presentato dalla Grecia dà poche garanzie di reggere in sede legale. Quei Paesi, come l’Italia, che vogliono dire no agli OGM sarebbero esposti alle ritorsioni legali delle aziende del settore biotech” dichiarano Greenpeace e Slow Food. Un’altra preoccupazione deriva dal fatto che le aziende biotech che, in base al testo dell’accordo, avrebbero un ruolo formale nel processo di messa al bando della coltivazione di OGM.
Inoltre l’ipotesi di accordo impedisce agli Stati membri di utilizzare le motivazioni legate ai rischi per salute e l’ambiente derivanti da colture OGM per limitarne la coltivazione a livello nazionale.
Più in dettaglio, la nuova Direttiva approvata oggi prevede che, durante la fase istruttoria coordinata dall’EFSA sulla richiesta di introduzione sul mercato europeo di un prodotto OGM da parte di una impresa, lo Stato membro possa chiedere all’impresa l’esclusione del proprio territorio dalla fase della “coltivazione”. Nel caso in cui nessun accordo fosse raggiungibile con l’impresa su detta limitazione geografica, lo Stato Membro è autorizzato ad assumere un proprio provvedimento di divieto o limitazione della coltivazione, motivandolo anche con ragioni di politica agricola. Lo Stato Membro può attivare analoga procedura anche per i prodotti OGM già autorizzati a livello comunitario (come ad esempio il mais MON810), entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore della nuova Direttiva. Soddisfatto il ministro Maurizio Martina: ““L’intesa raggiunta – ha sottolineato il Ministro – introduce la necessaria flessibilità che consente agli Stati membri di decidere in merito alla gestione della propria agricoltura. Ribadisco – ha aggiunto il Ministro Martina – l’importanza di un’adozione rapida della Direttiva, auspicando che il relativo iter possa concludersi durante il semestre di Presidenza italiana, quantomeno con il raggiungimento dell’accordo politico nella fase della co-decisione con il nuovo Parlamento europeo”.
(Fonte: www.helpconsumatori.it, 13 giugno 2014)