Anche se si tratta di una vicenda aperta da diversi anni, negli ultimi mesi l’attenzione sull’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente per la realizzazione di diversi prodotti alimentari confezionati (come merendine, biscotti, crackers e altro) ha conosciuto un rinnovato interesse.
Quest’olio, che viene da piante coltivate soprattutto in Malesia e Indonesia è nel mirino dei suoi critici per motivi ambientali, legati all’abbattimento di foreste tropicali che c’è stato negli anni per far spazio a queste coltivazioni, ma anche per i dubbi avanzati da alcuni per l’impatto che potrebbe avere sulla nostra salute. Del tema su “Consumatori” ci siamo più volte occupati, illustrando la posizione di Coop e ne ha parlato il professor Eugenio Del Toma, nella rubrica sulla corretta alimentazione che ospitiamo sulla nostra rivista. Ma dato che diversi lettori ci hanno scritto torniamo ancora una volta sul tema, senza pretesa di esaurirlo.
Ai tradizionali canali del dibattito scientifico si è affiancato sempre più anche un confronto che viaggia tra mezzi di informazione, il web e i social media, specie dopo che due testate on line come “Il fatto alimentare” (www.ilfattoalimentare.it) e “Great italian food trade” (www.greatitalianfoodtrade.it) hanno promosso una petizione che ha raccolto decine di migliaia di firme, in cui si chiede che il palma non sia più utilizzato.
La petizione, oltre a chiedere al Ministero della salute e agli enti pubblici l’esclusione da mense scolastiche e ospedaliere di prodotti con olio di palma, invita le catene della distribuzione a “escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma” e “alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma”.
Questa petizione, ma soprattutto le richieste di chiarimento e le sollecitazioni pervenute da tanti consumatori hanno indotto l’Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) a investire in una massiccia e costosa campagna pubblicitaria (e anche sulla nostra rivista troverete l’inserzione su questo tema nelle pagine successive) che prova a rispondere ad alcuni dei problemi sollevati.
Il confronto tra posizioni diverse è destinato a proseguire, e ogni consumatore farà le proprie scelte di acquisto. Speriamo di contribuire a dare elementi utili di informazione e conoscenza. Stando al merito, in relazione ai problemi ambientali che la coltivazione del palma ha prodotto in termini di deforestazione (e su questo non ci sono dubbi) ora si stanno cercando di promuovere produzioni sostenibili e rispettose delle comunità locali e dell’ambiente.
Lo stesso WWF ha chiesto “alle aziende utilizzatrici di olio di palma di agire con responsabilità” impegnandosi ad avere un approvvigionamento di olio di palma totalmente certificato” secondo i criteri di sostenibilità della Palm Oil Innovation Group (Poig), definiti dallo stesso Wwf e da Greenpeace. Un percorso positivo che dunque si è avviato ma che è in grado di coprire solo una parte della produzione.
Venendo invece agli eventuali impatti negativi sulla salute umana va premesso che non esiste alcun pronunciamento ufficiale in tal senso né dell’Organizzazione mondiale della sanità né di organismi nazionali (Istituto superiore di sanità e Ministero della salute) e gli studi disponibili ad oggi sui possibili effetti non hanno ancora trovato unanimità.
Anzi l’uso del palma (che ha un costo molto basso e una resa assai alta nella coltivazione) si è diffuso proprio in seguito alle normative più restrittive fissate dall’Oms per i problemi derivanti dall’uso dei grassi idrogenati come le margarine. Dunque molti esperti più che una “condanna” dell’olio di palma in quanto tale, segnalano che per il palma come per gli altri grassi saturi (dal burro allo strutto), il problema sia farne un consumo moderato e sempre all’interno di una dieta equilibrata e variata e di uno stile di vita sano comprensivo di una adeguata attività motoria.
Ma non riusciamo e non vogliamo qui ad addentrarci e approfondire tutte le problematiche connesse a questo tema. Fondamentale è che i consumatori possano sapere che cosa c’è nei prodotti che acquistano. Con le nuove norme europee è obbligatorio indicare in etichetta (da fine 2014) se l’olio di palma è presente, ma c’è chi come Coop ha da sempre fornito questa informazione in un’ottica di estrema trasparenza verso i consumatori.
Quanto a Coop, ricordiamo come nell’assortimento a marchio Coop siano già ad oggi presenti, per offrire la più ampia scelta possibile ai consumatori, svariate referenze (circa un centinaio) che non contengono olio di palma. Un impegno che sta continuando, visto che ora anche la crema spalmabile della linea Solidal Coop è disponibile in una nuova formulazione senza quest’olio.