Ambiente

La buona mobilità? Passa anche dal cambiare i comportamenti

App_mobilita.jpgSul fronte della mobilità, è evidente che le nostre città potrebbero migliorare e non sono sufficienti più corse di bus o più piste ciclabili: tutti guardano alla tanto sospirata istituzione per legge del Mobility Manager scolastico. Ma sarebbe una figura necessaria anche nelle aziende. ..

Lorenzo Bertuccio direttore scientifico di Euromobility, può spiegarci cos’è il mobility management (MM)?
Il MM è un approccio alla mobilità basato sulla promozione della mobilità sostenibile e sulla gestione della domanda di trasporto privato attraverso azioni volte al cambiamento dei comportamenti e degli atteggiamenti dei cittadini in tema di mobilità. Si tratta di una figura istituita nel 1998 dall’allora Ministro dell’ambiente Edo Ronchi e si basa sull’azione congiunta del mobility manager di azienda che ha compiti inerenti la mobilità dei lavoratori e del mobility manager di area istituito solitamente presso il comune capoluogo e impegnato a coordinare e stimolare il lavoro dei mobility manager aziendali.

Come si fa a produrre cambiamenti significativi?
C’è una strada semplice che passa attraverso forme “coercitive” come può essere una tariffazione particolarmente onerosa e una più complicata, ma nel lungo periodo più efficace, che passa attraverso il cambio delle convinzioni e un accurato lavoro sul sistema dei valori. Oggi la sensibilità ambientale è un valore in ascesa che supporta la mobilità sostenibile.

Qual è la situazione italiana del MM?
Di recente Euromobility ha condotto per conto di Enea un censimento del MM in Italia intervistando un centinaio di mobility manager aziendali e 58 mobility manager di area. Il risultato è un’Italia spaccata in due con il sud in netto ritardo su questi temi.
L’azienda leader in questo campo è Stmicroelectronics di Agrate Brianza in Lombardia che rappresenta un caso virtuoso di livello europeo. Nell’azienda lavorano circa 5.000 persone e il mobility manager ha messo a punto pressoché tutte le azioni per migliorare la mobilità: dal car pooling alle navette, dalle convenzioni con il trasporto pubblico fino a servizi come le docce, per incentivare la mobilità in bicicletta.

Perché il MM non sfonda in Italia?
Innanzitutto perché è un’attività dove non ci sono riflettori e tagli di nastro ma solo lavoro e tenacia che ti fanno vedere i risultati nel medio termine. Inoltre si tratta di un ruolo non ancora pienamente riconosciuto e spesso messo in capo a direttori del personale che hanno ben altre priorità. Infine perché pur essendoci obbligo per le imprese, non c’è sanzione e l’Italia si sa, non è un Paese proattivo.

Cosa bisognerebbe fare per migliorare l’azione dei MM?
In Italia servirebbe una politica di incentivi sia per le aziende che per i lavoratori. È necessario che accanto al principio europeo del “chi inquina paga” se ne associ un altro che specularmente dica “chi è virtuoso merita un premio”: un credito d’imposta, la riduzione della tassazione locale per fare due esempi. Premi che andrebbero però erogati non su investimenti fatti, ma commisurati a risultati reali e documentati in modo inequivocabile.

Servirebbe un MM scolastico?
Certamente perché le scuole sono tra i principali attrattori di traffico e poi perché avvicinare i ragazzi ai temi della mobilità sostenibile è vantaggioso due volte: perché si costruisce il cittadino del futuro e perché spesso i bambini sono i più abili sabotatori delle peggiori abitudini dei genitori.

 

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Ho letto la policy privacy e accetto il trattamento dei miei dati personali

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti

;