Ambiente

Il Tar chiude la porta agli Ogm, almeno fino al 2015

OGM.jpgIn Italia non si possono coltivare Ogm. L’attesa sentenza del Tar del Lazio, contro un agricoltore friulano che aveva aperto la causa, è arrivata, confermando il divieto fissato dal decreto governativo firmato nel luglio 2013 dai ministri dell’ambiente, dell’agricoltura e della salute. La notizia è stata ovviamente salutata con grande soddisfazione dalle associazioni ambientaliste come Legambiente, Wwf e Greenpeace, da associazioni del mondo agricolo come Coldiretti e tanti altri.

La sentenza non è comunque la chiusura definitiva della vicenda. Oltre al già annunciato ricorso al Consiglio di Stato da parte dell’agricoltore, Slow Food ha sottolineato come il decreto governativo imponga il divieto di coltivazione sino al 2014.  Col 2015  si riapre una possibile falla.

Per questo sugli Ogm serve una decisione chiara a livello UE. Il problema è che il mais Mon810 è l’unico prodotto Ogm autorizzato per la coltivazione proprio dall’Unione Europea. Ed è il vuoto tra autorizzazione europea e divieto italiano che occorre riempire. Teoricamente un paese può vietare la coltivazione di Ogm, anche se autorizzati dalla UE, invocando la “clausola di salvaguardia”, che deve però essere motivata sulla base di elementi scientificamente fondati legati alla sicurezza. Una scelta che ambientalisti e principali organizzazioni agricole (come Coldiretti) invocano da tempo, ma che non è ancora arrivata.

Ma il punto è che il no agli Ogm si fonda, più che su evidenti questioni legate alla sicurezza, su una diversa idea di modello di sviluppo agricolo, di tutela delle produzioni esistenti e di mancanza di indicazioni chiare sulla possibile coesistenza. L’Europa, che da anni rinvia la decisione sull’autorizzazione alla coltivazione di un altro mais (il Pioneer 1507), pur avendo una maggioranza di Stati contrari agli Ogm (in questo senso si è espresso anche il parlamento europeo) non sembra ancora in grado di prendere una strada definitiva. Un’ipotesi è quella di affidare ad ogni paese la scelta sulla coltivazione o meno degli Ogm sul proprio territorio, a prescindere dalle autorizzazioni europee. Una sorta di via di mezzo tra principi di libera circolazione delle merci ed esigenze di sicurezza e trasparenza. Ma ad oggi non è dato sapere, nel complicato scacchiere di Bruxelles, come andrà a finire. Il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina ha spiegato che il governo proseguirà ”con tenacia la battaglia per dare più autonomia di scelta ai singoli Stati sul tema Ogm. Questo sarà uno dei dossier più importanti del semestre italiano di presidenza dell’Ue”.

maggio 2014

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