Ambiente

Da Rio a Kioto tra occasioni e speranze

Tromba_aria.jpgPer due settimane, dal 30 novembre all’11 dicembre, Parigi presiederà la ventunesima Conferenza delle parti (Cop21) delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Vi sono invitati 195 paesi. La convenzione-quadro di riferimento (Unfccc) – che riconosce l’esistenza di modificazioni del clima innescate dall’uomo, attribuendo ai paesi industrializzati la primaria responsabilità di controbattere il fenomeno – è stata adottata a Rio de Janeiro nel lontano 1992, e ratificata due anni dopo da 196 paesi di tutto il mondo. Sono passati dunque più di 20 anni senza che si siano prodotti risultati apprezzabili. Qual è stato il denominatore comune di tanti negoziati? Il passo del gambero, si potrebbe rispondere. Cioè la filosofia per cui i paesi puntano a restare più indietro possibile, pensando di sfruttare i benefici della riduzione delle emissioni realizzata, però, da altri…

Tornando alla Conferenza delle parti, va detto che essa è composta da tutti gli Stati membri e costituisce l’organo supremo della Convenzione: le riunioni per assumere decisioni e trovare accordi nel rispetto degli obiettivi prefissati hanno una cadenza annuale. Nello stesso luogo e nello stesso periodo della Cop, si tiene anche la Cmp, la Conferenza delle parti aderenti al Protocollo di Kyoto, del 1997, che fissa dei limiti vincolanti di taglio delle emissioni a carico dei paesi più industrializzati. Parigi ospiterà l’undicesima Cmp: la prima fu in Canada, a Montreal, nel 2005, anno di entrata in vigore del famoso trattato internazionale che vede gli Stati Uniti come grande assenti (possono partecipare come osservatori ma senza diritto di voto).

Al 2007 data la “Dichiarazione di Washington” sottoscritta, questa volta, anche dagli americani: un documento che avrebbe dovuto portare al superamento del protocollo di Kyoto scaduto nel 2012 e rinnovato fino al 2020, ma di fatto depotenziato dal rifiuto a prendersi impegni vincolanti da parte dell’80% dei paesi partecipanti tra cui dei giganti come India, Cina, Brasile, Russia e Canada. Politicamente più rilevante, per arrivare ai nostri giorni – dopo fallimenti, compromessi dell’ultima ora e rinate speranze nei vari summit che si sono succeduti a Copenhagen nel 2009, Cancun nel 2010, Durban 2011, Doha 2012, Varsavia 2013, Lima 2014 – è il recente vertice G7 di Garmisch. Voluto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, si è chiuso con un chiaro riconoscimento sull’obiettivo del contenimento dell’aumento di due gradi della temperatura globale.
E lì c’era anche il presidente Obama.

novembre 2015

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