WWF, Greenpeace, Terra! e Legambiente si sono messe insieme per denunciare la mancanza di azioni da parte del Governo, azioni che servirebbero a fermare il commercio di legno illegale in Italia. Dopo 9 mesi dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo del Legno, in fatti, non esiste ancora la normativa italiana di attuazione che tutti gli Stati membri sono obbligati a emanare.
Il Regolamento Europeo del Legno o EUTR (European Union Timber Regulation), entrato in vigore a marzo 2013, vieta il commercio in Europa di legname e prodotti derivati provenienti da pratiche di taglio illegali, sia da paesi UE, sia extra-UE. L’Italia, come Stato membro, si è impegnata a intervenire con controlli e sanzioni, contribuendo a frenare il processo di deforestazione che sta minacciando le ultime foreste del Pianeta e la loro biodiversità, ma non sta portando avanti questo impegno nella pratica.
“L’Italia è obbligata a tradurre in decreto un regolamento europeo – dichiarano le associazioni ambientaliste -. Ma la mancanza di sanzioni puntuali vanifica tutto. Questo significa concedere il via libera all’importazione e il traffico di legname illegale. Un buco nero per l’intera Unione Europea, ancora più grave se consideriamo che il nostro Paese è uno dei più importanti mercati europei di legnami dal bacino del Congo e dal sudest asiatico, o di legna da ardere dai balcani”.
Il mercato del legname è una delle più gravi minacce alla conservazione delle foreste del nostro Pianeta. La Commissione Europea si è assunta l’impegno di ridurre la deforestazione tropicale del 50% entro il 2020 rispetto ai livelli di cinque anni fa. Anche l’Italia deve contribuire a raggiungere questo impegno controllando il mercato italiano, un mercato che a livello mondiale smuove oltre 190 miliardi di dollari l’anno.
Il nostro Paese è tra i primi 5 mercati di legname, polpa di cellulosa e carta dell’Unione Europea, uno dei mercati più importanti per legname che proviene dal Gabon, Camerun, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, ma anche dalla Malesia, Indonesia, Russia, Ucraina, Bosnia Herzegovina, tutti paesi dove sussiste una seria preoccupazione per il taglio illegale delle foreste e la commercializzazione di legname di non ben definita origine. Solo in Africa, la deforestazione illegale sta compromettendo la sopravvivenza di specie come gorilla, bonobo e scimpanzé, e facilitando la penetrazione nelle aree forestali per il bracconaggio agli elefanti.
In mancanza di una normativa italiana, Coop intanto ha preso degli impegni – con la campagna “Boschi e foreste” del 2011 – per quanto riguarda i propri prodotti a marchio che contengono cellulosa.
19 dicembre 2013 – fonte ansa