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Come adattarci al clima che cambia

ragazza che beve da una fontana

Scipione, dicevano a scuola, era un militare romano che sconfisse Annibale, nel 202 a.C., ponendo fine alla seconda guerra punica. Ora è un anticiclone che con le sue temperature ci stravolge la vita e si ripresenta, puntuale, tutti gli anni. «E non è un caso – spiega Carlo Cacciamani, direttore dell’agenzia nazionale Italia Meteo – perché malgrado io non condivida questa moda di dare dei nomi alle strutture bariche (cicloni e anticicloni), è comunque vero che i cambiamenti climatici determinano anche una modificazione della circolazione generale dell’atmosfera, e negli ultimi anni assistiamo a uno spostamento verso nord dell’anticiclone africano, all’origine di una maggiore frequenza delle ondate di calore».

Rieccolo, dunque, l’Africano, o Lucifero, o Caronte o altri nomi di fantasia (tutti minacciosi come Hannibal, che già a metà maggio ci ha portato temperature oltre i 30 gradi). La sostanza è che con il “generale del gran caldo” – che come tutti gli anticicloni è persistente, cioè non sottoposto a un ciclo di vita come succede ai cicloni –, dovremo imparare, sempre di più, a familiarizzare. E non è facile, poiché le alte pressioni con temperature oltre i 40 gradi e un tasso di umidità elevato, rendono complicato il lavoro del nostro “termometro” corporeo che non riesce a disperdere il calore eccessivo attraverso il sudore. E a parte il notevole disagio, ci sono complicazioni per la salute delle persone più vulnerabili appartenenti alle categorie più a rischio: anziani (4,5 milioni di over 80, tra i più esposti ai rischi da bollino rosso), bambini e neonati, malati cronici, persone non autosufficienti e coloro che, anche giovani, svolgono un’intensa attività fisica all’aperto.

Ma prima di passare ai consigli generali, come sarà l’estate? «Gli scenari di medio termine a oggi ci parlano di un luglio e agosto che potrebbero essere più caldi della norma – risponde, cauto, Cacciamani – con riferimento alle medie dell’ultimo trentennio, e di precipitazioni in calo».

Aree privilegiate Il caldo africano ormai è compagno fisso delle nostre estati. Siamo chiamati perciò ad adattarci alla nuova situazione in fretta e meglio possibile. Sfrondando da alcune ovvietà, che è bene, tuttavia, avere sempre ben chiare – come non uscire di casa nelle ore più calde della giornata o bere abbondantemente per idratare il corpo –, c’è da sapere, ad esempio, che quand0 in città il giorno è rovente, la notte spesso non si dorme per un motivo preciso: perché la temperatura non scende a sufficienza nelle ore di buio per bilanciare l’effetto dell’umidità, che è alle stelle. Chi può, si rifugi allora in campagna, se non ha basi o agganci in montagna, dove l’escursione termica è maggiore e l “‘indice di dis-confort” minore. O almeno ripari in una zona alberata.

Pubblico o privato che sia, il verde rappresenta una preziosa riserva di ossigeno e di fresco anche nei centri urbani cementificati, in cui si formano isole di calore con temperature sensibilmente superiori (fino a 10 gradi) a quelle delle aree periferiche e rurali. Parchi e fontane garantiscono microclimi più sopportabili, così come ci aiuta coltivare piante in giardino o in vaso, privilegiando quelle a foglia larga. A sfruttare questo superpotere refrigerante degli organismi vegetali è, ad esempio, la “Fabbrica dell’aria”: una struttura vetrata dotata di un sistema di circolazione e canalizzazione che forza l’aria a passare attraverso le radici e le foglie, prima di essere restituita, più fresca e depurata, all’ambiente. L’idea è stata sviluppata a partire dagli studi del professor Stefano Mancuso, neurobiologo dell’Università di Firenze e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia dei vegetali (Linv). Sperimentata all’ex manifattura tabacchi e per la prima volta in un supermercato, a Novoli, sempre a Firenze, questa speciale “serra fresca” ha diverse possibilità di applicazione, compresi gli appartamenti privati.

Chiusi fra le quattro mura Nel nostro piccolo, fra le quattro mura di casa o in ufficio, possiamo sempre raffrescare l’aria con i condizionatori (la temperatura ideale è di 24-26 gradi, non di meno, anche se si usa il climatizzatore), o con sistemi di ventilazione più tradizionali.

Un piccolo trucco è mettere una bottiglia d’acqua fredda o del ghiaccio nei pressi del ventilatore per riprodurre l’effetto “clima”. Attenzione, però, avverte il ministero della Salute nei suoi Consigli alla popolazione per affrontare le ondate di calore, a non indirizzare i getti d’aria direttamente sulle persone: quando la temperatura interna supera i 32 gradi, infatti, possono aumentare il rischio di disidratazione, soprattutto nelle persone costrette a letto qualora, nel frattempo, non assumano grandi quantità di liquidi.

Ancora, contro questo caldo da leoni possiamo dotarci di un caro vecchio ventaglio e usare la micronebulizzazione per rinfrescarci la pelle. Poi fare docce più volte al giorno, bagnarci il viso e le braccia dove la circolazione sanguigna è più superficiale. Possiamo schermare le finestre esposte al sole diretto mediante tende, persiane o veneziane, oltre a tenerle chiuse di giorno e aprirle la notte. Se, nel frattempo, abbiamo provveduto a isolare l’edificio con un cappotto termico, ne godremo i benefici, altrimenti un rimedio adattativo è spostarci nella stanza più fresca della casa. Dormire in basso (anche per terra) può essere una soluzione per le notti più afose.

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