Non fidatevi di lettere e bollini colorati sulle confezioni, né di una app qualsiasi per fare scelte alimentari. Sulle etichette nutrizionali, il sistema “a semaforo” o alla francese – dal Paese in cui è stato sviluppato –, che boccia o promuove i cibi in base a scale alfabetiche e cromatiche, è una semplificazione eccessiva. Idem le “pagelle a punti” assegnate dagli algoritmi di app non autorizzate da enti governativi. Chiare sì, ma fuorvianti: traggono in inganno il consumatore.
È quanto pensa l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha avviato cinque istruttorie sull’uso del sistema di bollinatura fronte pacco, denominato Nutriscore, da parte delle società italiane Gs, Carrefour Italia, Pescanova e Valsoia, delle francesi Regime Dukan e Diet Lab, della inglese Weetabix e di una marca tedesca di caramelle. Nel mirino è finita anche una app molto nota tra coloro che smanettano per avere consigli durante la spesa: la francese Yuka.
Il timore dell’Antitrust qual è? Che senza adeguate avvertenze, tali giudizi sintetici “vengano erroneamente percepiti come valutazioni assolute sulla salubrità di un determinato prodotto, a prescindere dalle esigenze complessive di un individuo (dieta e stile di vita), dalla quantità e dalla frequenza di assunzione all’interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato”.
Il Risiko del cibo Sullo sfondo c’è un’aspra battaglia che divide da anni l’Europa, alla ricerca di un’armonizzazione dell’etichettatura nutrizionale che la strategia F2F (Farm to Fork) prevede unica per tutti entro il 2022. Il Nutriscore è tra i maggiori candidati come metro comune. Ufficialmente, oggi, è raccomandato dalle autorità sanitarie in Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Spagna, e adottato su base volontaria da catene di fast food e multinazionali.
L’Italia, con altri Paesi, lo respinge, proponendo in alternativa il Nutrinform Battery, basato sul simbolo grafico di una batteria, che non boccia nessuno, ma spinge a un equilibrio di tutti gli alimenti ed è preferito dai consumatori di almeno sette importanti Paesi (tra cui gli Stati Uniti e le stesse Spagna e Germania), secondo la recente indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International diretto da Andrea Segrè. In attesa della proposta della Commissione europea, si allarga il fronte contrario al sistema alla francese, con crepe apertesi pure nella stessa Francia. Una contesa con importanti ricadute non solo sul mangiar sano e sulla lotta all’obesità – che è il lato più nobile della medaglia –, attraverso una informazione sul cibo corretta sì ma anche efficace, che arrivi al consumatore, oggi poco attento o troppo di corsa per leggere le etichette. La scelta impatterà, soprattutto, sul settore agroalimentare, rischiando di penalizzare le eccellenze nostrane a favore di alimenti processati industrialmente che guadagnano terreno con il sistema a bollini.
In questo Risiko del cibo, gli stessi consumatori di casa nostra difendono il Nutriform battery. Non è così oltreconfine, dove la Beuc, l’ong che riunisce le organizzazioni di consumatori europee, in dicembre ha disertato il Forum dell’alimentazione dell’Europarlamento in polemica proprio con “le lobby italiane anti-Nutriscore”. Il nostro attuale sistema, pur con i suoi limiti, ha il pregio di credere in un consumatore consapevole, in grado di decidere dopo aver preso visione dei contenuti di un alimento, valutandoli rispetto a se stesso, alle proprie abitudini alimentari e stili di vita. Il calcolo di un algoritmo, tra i suoi talloni di Achille, ha il fatto che è basato su 100 grammi di prodotto e non sulla porzione effettiva c0nsumata, penalizzando così quelli usati in piccole quantità, come l’olio extravergine di oliva che avrebbe un colore troppo vicino al rosso – rimarca l’Unione Nazionale Consumatori – anche se in pratica ne basta un cucchiaio per condire un’insalata.
Al fine di mangiare sano, in grande sintesi, per il Nutriscore siamo come elettrodomestici che consumiano più o meno energia “buona”, per una app, invece, dei giocatori elettronici che vincono se scelgono i prodotti giusti. Tutto così facile?