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In Liguria dove si distilla l’acqua d’arancio

La proposta del mese di Slow Food
In Liguria dove si distilla l'acqua d'arancio

Fino a pochi decenni fa i terrazzamenti di Vallebona, una stretta valle ligure vicino al confine francese, erano coltivati a aranceti – in particolare alberi di arancio amaro – e ad erbe aromatiche. L'economia della valle e dei dintorni si basava sulla coltivazione e raccolta dei fiori di arancio da distillare. A Vallebona la famiglia Guglielmi aveva una distilleria, aperta nel 1856 e chiusa all'inizio degli anni '60. L'acqua di fiori di arancio amaro era usata anche per bagnare le bugie, un dolce che non si fa solo a carnevale come in altre zone d'Italia, ma che è tipico qui di tutte le feste dell'anno. Oppure veniva bevuta per il suo effetto curativo: si dava infatti ai bambini che soffrivano di mal di pancia.
Nel periodo di raccolta, che durava una ventina di giorni in maggio, i raccoglitori arrivavano anche dalle vallate vicine e dalla costa. Iniziavano di primo mattino raccogliendo i fiori appena aperti, più umidi, che deponevano su teli di stoffa per farli asciugare delicatamente e portavano poi a distillare prima che facesse troppo caldo.
Tutto ciò fino agli anni Cinquanta circa: poi la raccolta dei fiori non è stata più remunerativa e la tradizione si è pian piano persa, così come l'arte della distillazione.
Nel 2004 un giovane erede della famiglia Guglielmi, Pietro, ha deciso di riaprire la storica distilleria e riproporre l'acqua di fiori di arancio amaro insieme ad altri oli ed essenze. Ha deciso di riprendere anche la coltivazione, iniziando da subito a reimpiantare sui terreni 150 piante di arancio amaro che stanno entrando ora in piena produzione. L'estrazione di acqua è ancora molto limitata ma le premesse sono buone.
La distillazione non avviene più in alambicchi di rame, come in passato, ma viene fatta in corrente di vapore. L'olio, conosciuto come nerolì, è preziosissimo nella cosmesi: occorre una tonnellata di fiori per estrarne un solo chilogrammo. Di acqua di fiori solitamente se ne ottengono circa due litri ogni chilogrammo di fiori distillato.
Obiettivo del Presidio è far tornare le coltivazioni di arancio amaro sui terrazzamenti di Vallebona, coinvolgendo i contadini del territorio per dare nuova vita a una tradizione artigiana e a un prodotto che ha fatto la storia di questa valle.
I responsabili del Presidio Slow Food sono: Luciano Barbieri (lucienbarbieri@fastwebnet.it) e Pietro Guglielmi (lavecchiadistilleria@email.it).   

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