Bottone fiorale di una pianta derivata dal cardo, originaria della regione mediterranea, il carciofo era particolarmente apprezzato già ai tempi dei Greci e dei Romani. Altre fonti storiche segnalano poi che il carciofo era consumato in Italia già nel XV secolo. Veniva dalla Sicilia e arrivò in Toscana nel 1466.
Il carciofo è ora coltivato diffusamente in Italia, Spagna e Francia, che coprono complessivamente oltre l’80% della produzione mondiale. Giugno viene ritenuto il mese ideale per la coltivazione del carciofo, perché presenta la sua massima capacità produttiva. Possiamo trovare in natura molte varianti del carciofo, classificabili in base a diversi elementi: in base alla presenza delle spine, al colore del capolino o al ciclo fenologico (cioè il ciclo vitale di quest’organismo). Nel tardo inverno e in primavera il carciofo si utilizza e consuma al meglio.
Per l’uso tagliare la parte dura del gambo, rimuovere le foglie più esterne e troppo dure per essere consumate e togliere le spine interne, quindi tagliare il capolino in più parti. Il carciofo ha un bassissimo contenuto calorico, per questo molte diete dimagranti prevedono ricette con carciofi. In particolare, è consigliabile mangiarlo crudo e con un po’ di limone.
I carciofi sono dotati di proprietà regolatrici dell’appetito, vantano un effetto diuretico e sono consigliati per risolvere problemi di colesterolo, diabete, ipertensione, sovrappeso e cellulite. Sono anche molto apprezzati per le caratteristiche toniche e disintossicanti, per la capacità di stimolare il fegato, calmare la tosse e contribuire alla purificazione del sangue, fortificare il cuore, dissolvere i calcoli. I carciofi contengono molto ferro grazie a due sostanze: la coloretina e la cinarina, presente in concentrazione massima durante la formazione del capolino, che è poi la parte della pianta che viene usata in cucina.