Bottone fiorale di una pianta derivata dal cardo, originaria della regione mediterranea, il carciofo era particolarmente apprezzato già ai tempi dei Greci e dei Romani. Altre fonti storiche segnalano poi che il carciofo era consumato in Italia già nel XV secolo. Veniva dalla Sicilia e arrivò in Toscana nel 1466.
Il carciofo è ora coltivato diffusamente in Italia, Spagna e Francia, che coprono complessivamente oltre l’80% della produzione mondiale. Possiamo trovare in natura molte varianti del carciofo, classificabili in base a diversi elementi: in base alla presenza delle spine, al colore del capolino o al ciclo fenologico (cioè il ciclo vitale di quest’organismo). Nel tardo inverno e in primavera il carciofo si utilizza e consuma al meglio.
Per l’uso tagliare la parte dura del gambo, rimuovere le foglie più esterne e troppo dure per essere consumate e togliere le spine interne, quindi tagliare il capolino in più parti. Il carciofo ha un bassissimo contenuto calorico, per questo molte diete dimagranti prevedono ricette con carciofi. In particolare, è consigliabile mangiarlo crudo e con un po’ di limone.
I carciofi sono dotati di proprietà regolatrici dell’appetito, vantano un effetto diuretico e sono consigliati per risolvere problemi di colesterolo, diabete, ipertensione, sovrappeso e cellulite. Sono anche molto apprezzati per le caratteristiche toniche e disintossicanti, per la capacità di stimolare il fegato, calmare la tosse e contribuire alla purificazione del sangue, fortificare il cuore, dissolvere i calcoli. I carciofi contengono molto ferro grazie a due sostanze: la coloretina e la cinarina, presente in concentrazione massima durante la formazione del capolino, che è poi la parte della pianta che viene usata in cucina.